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Legambiente: Nel centro e sud Italia gli unici 4 Comuni al 100% rinnovabili sono geotermici

Un prestigioso risultato certificato da Legambiente, che premia Monterotondo Marittimo (GR), Montieri (GR), Pomarance (PI) e Santa Fiora (GR)

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Dal rapporto Comuni rinnovabili 2019, presentato da Legambiente a Roma, emerge un’Italia a due facce: la prima – e peggiore – è quella che tratteggia un Paese che, nel suo complesso, nel 2018 – dopo 12 anni di continua crescita – si è addirittura ridotto il contributo delle fonti pulite (grande idroelettrico escluso) alla produzione di energia elettrica nazionale, in cui e i posti di lavoro sono calati a 80mila dai 125.400 raggiunti nel 2011.

Ma se «lo sviluppo delle rinnovabili in Italia è praticamente fermo», come conferma con amarezza il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanichini, sul territorio continuano ad esserci esempi virtuosi cui ispirarsi: i Comuni 100% rinnovabili.

L’altro volto dell’Italia è, infatti, quello in cui, su circa 8mila municipi sparsi lungo il Belpaese ben 3.054 sono diventati autosufficienti per i fabbisogni elettrici e 50 per quelli termici, ma solo 41 sono le realtà già proiettate nel futuro, perché in grado di soddisfare tutti i bisogni energetici locali grazie alle fonti pulite. Quasi tutti questi Comuni si trovano lungo l’arco alpino, alla frontiera non solo nazionale ma della sostenibilità, con una significativa eccezione.

In tutto il centro e sud Italia solo 4 Comuni possono fregiarsi del titolo di 100% rinnovabili assegnato da Legambiente, e sono tutti in Toscana: Monterotondo Marittimo (GR), Montieri (GR), Pomarance (PI) e Santa Fiora (GR).

Fanno parte del Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (CoSviG), e tutti sono accomunati dalla coltivazione sostenibile della geotermia, che è in grado di fornire energia elettrica e calore oltre a promuovere una diversificazione economica – dal turismo al settore agroalimentare – nello sviluppo del territorio.

Per permettere a questi esempi virtuosi di replicarsi anche altrove quel che manca è soprattutto una politica industriale coerente: il calo delle rinnovabili negli ultimi anni non è dovuto solo al taglio degli incentivi, ma anche – spiegano infatti dal Cigno Verde – alle barriere, anche non tecnologiche, che trovano i progetti nei territori. Ad esempio il tema delle autorizzazioni e del consenso locale rimane ancora un buco nero delle procedure italiane, da affrontare quanto prima anche per il revamping degli impianti esistenti.