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L’appello di Amici della Terra: «Il governo non dimentichi le rinnovabili termiche»

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Secondo l’associazione, il peso del comparto è ancora sottostimato. Incentivarlo costerebbe 7 miliardi e produrrebbe 600.000 posti di lavoro nel 2020. E Confindustria chiede la proroga della detrazione fiscale del 55%

Fonte: Eco dalle città.it

Autore: Veronica Ulivieri

Pannelli solari termodinamici, biomasse, geotermia, pompe di calore. Insieme fanno le fonti rinnovabili termiche. Un comparto che, per l’associazione ambientalista Amici della Terra, è stato il grande assente di molti piani nazionali. Una cenerentola, trascurata nonostante la sua grande importanza per lo sviluppo del Paese e il possibile contributo al raggiungimento degli obiettivi Ue al 2020. La denuncia arriva dalla Seconda conferenza nazionale sulle rinnovabili termiche, organizzata dall’associazione. Da qui sono partite anche alcune proposte per gli incentivi al settore.

Un comparto sottostimato
Il Piano nazionale per le fonti rinnovabili stima che le rinnovabili termiche abbiano contribuito nel 2009 per 3,4 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio ai consumi finali lordi di energia dell’Italia, con un contributo del 34% rispetto al totale delle rinnovabili. «La Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia – spiegano gli Amici della Terra – ritiene che questo dato sia sottostimato per almeno 5 Mtep (a causa dell’autoconsumo di legna da ardere) e che l’Italia dovrà necessariamente correggere questa sottostima nei prossimi anni, così come hanno già fatto Germania e Francia: tenuto conto di un incremento di 0,5 Mtep fra il 2009 e il 2010, l’attuale stima dei consumi delle rinnovabili termiche nel 2010 è di 9,5 Mtep, di cui 7,9 Mtep per le biomasse, 1,3 Mtep per le pompe di calore, 0,23 Mtep per la geotermia e 0,11 Mtep per il solare termico».
A contriobuire alla crescita del settore, sottolinea Giampaolo Valentini dell’Enea, è stata anche la detrazione del 55% per la riqualificazione energetica egli edifici. Interventi come l’installazione di una caldaia a biomassa, di pannelli solari termici o di pompe di calore potevano usufruire infatti dell’incentivo. Il risultato è che le domande di detrazioni sono quadruplicate dal 2007 al 2010, anno in cui si è registrato un più 71,3% rispetto al 2009, superando le 400.000 domande. «In quattro anni ci sono stati 1 milione di interventi di questo tipo. Basti pensare che i pannelli di solare termico erano 20.000 nel 2007 e sono arrivati a circa 60.000 – il dato è ancora provvisorio – nel 2010», continua Valentini.
Secondo un’elaborazione di Amici della Terra, sulla base di dati delle diverse associazioni di operatori, sarebbe sottostimato anche il potenziale dell’industria delle Fert al 2020: non 10,5 Mtep come sostiene il Pan, ma 19,6 Mtep, quasi il doppio. «I dati da noi elaborati ci dicono che l’Italia può ampiamente realizzare l’obiettivo di rinnovabili puntando principalmente su quelle termiche, che presentano un indicatore di resa di energia rinnovabile per euro di incentivo che è circa otto volte superiore alla resa energetica del fotovoltaico (4,0 kg equivalenti al petrolio contro 0,5 kg e.p./euro) e appena inferiore alla resa energetica unitaria degli interventi di efficienza (4,5 kg eq. di petrolio risparmiati per euro di incentivo), che rimangono i più convenienti di tutti», spiega Andrea Molocchi, responsabile dell’ufficio studi. Anche per quanto riguarda i benefici occupazionali attesi, le rinnovabili termiche darebbero, continua Molocchi, ottimi risultati: «300.000 addetti diretti, inclusi quelli in agricoltura per l’approvvigionamento delle biomasse, più almeno altrettanti di indotto, pari a 85 addetti per milione di euro di incentivo, contro i 68 addetti delle misure di efficienza energetica e appena 1,3 addetti per il fotovoltaico».

Incentivi, alcune proposte
Il decreto Romani ha messo in campo una serie di misure a favore delle rinnovabili termiche, dagli incentivi per gli interventi di piccole dimensioni al fondo i garanzia per la realizzazione di reti di teleriscaldamento. Ma i particolari arriveranno nei prossimi mesi con i decreti attuativi. Il convegno è diventato l’occasione per fare al governo una serie di proposte sugli incentivi. A partire da quella degli Amici della Terra, che hanno dimostrato, dati alla mano, come l’incentivazione di 27,7 Mtep di rinnovabili termiche da qui al 2034 costerebbe 7 miliardi, circa 650 milioni di euro all’anno, per un ritorno occupazionale nel 2020 pari a 600.000 posti di lavoro, incluso l’indotto. Numeri che, stando alle elaborazioni dell’associazione, sono molto più alti di quelli dell’industria fotovoltaica, che nel 2016 arriverebbe a 150.000 occupati incluso l’indotto. Il presidente di Assolterm, Sergio D’Alessandris, presenta due ipotesi di incentivazione, a cinque e dieci anni, sottolineando la fattibilità di arrivare nel 2020 a un metro quadro per abitante di pannelli solari termici (il Pan si ferma a 0,44metri quadri pro capite). Agelo Artale, direttore generale della costola confindustriale Finco, chiede al governo di mantenere la detrazione fiscale del 55% e di copiare la Francia: «Potremmo istituire anche in Italia l’ecoprestito, un prestito di 30.000 euro a dieci anni a tasso zero per interventi certificati. I soldi potrebbero essere erogati dalla Cassa depositi e prestiti».

Contro la sorella maggiore
Lei motiv di tutto il convegno è stata la contrapposizione con il fotovoltaico, la sorella maggiore e più incentivata rispetto al solare termico. «Ci troviamo in una situazione paradossale dove, su tavoli separati col governo, l’industria del fotovoltaico chiede sacrifici ai consumatori per i prossimi 25 anni dell’ordine di 116 miliardi, cioè quasi 2000 euro per abitante, per realizzare installazioni energetiche principalmente di tipo speculativo, a bassa intensità occupazionale e con un impatto sulla qualità del paesaggio», ha dichiarato la presidente dell’associazione Rosa Filippini. A ricordare a tutti l’importanza e le potenzialità del solare termico ci ha pensato più volte anche Arrigo Burello di Solar System, azienda nata negli anni Ottanta: «Possiamo "solarizzare" l’Italia, arrivando entro il 2020 a 20.000 metri quadri di pannelli solari termici».