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La geotermia promossa dall’IPCC, la massima autorità scientifica sul cambiamento climatico

«È una risorsa rinnovabile che può essere fruttata in modo sostenibile». Il calore della Terra avrebbe il potenziale per soddisfare tutta la nostra domanda di energia, ma non viene impiegato appieno: ecco perché

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«È una risorsa rinnovabile che può essere fruttata in modo sostenibile». Il calore della Terra avrebbe il potenziale per soddisfare tutta la nostra domanda di energia, ma non viene impiegato appieno: ecco perché


Il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), il principale organismo internazionale per la valutazione scientifica della crisi climatica in corso, ha pubblicato il suo ultimo rapporto – Climate change 2022: Mitigation of climate change, frutto del gruppo di lavoro III dell’IPCC e approvato da 195 Governi a livello internazionale – dichiarando che senza «un’immediata e profonda» riduzione delle emissioni climalteranti, l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è fuori portata.

«I cambiamenti climatici sono il risultato di più di un secolo di energia e uso del suolo insostenibili, così come insostenibili sono stati gli stili di vita, i modelli di consumo e di produzione. Questo rapporto mostra come agire ora possa portarci verso un mondo più equo e sostenibile», spiega il co-presidente del gruppo di lavoro III dell’IPCC, Jim Skea.

Tra le principali azioni a contrasto della crisi climatica spicca l’implementazione delle energie rinnovabili, geotermia compresa. In una precedente analisi, l’IPCC aveva già evidenziato che il «diffuso dispiegamento dell’energia geotermica potrebbe svolgere un ruolo significativo nella mitigazione dei cambiamenti climatici», ed è tornato a sottolineare il concetto in questo nuovo rapporto.

«L’energia geotermica è il calore immagazzinato nel sottosuolo terrestre, ed è una risorsa rinnovabile che può essere sfruttata in modo sostenibile – spiega il report IPCC – Può essere utilizzata direttamente per varie applicazioni termiche, incluso il riscaldamento degli ambienti e l’apporto di calore industriale, o convertita in elettricità a seconda della temperatura della sorgente».

L’IPCC documenta potenzialità inespresse enormi per la geotermia: adottando un approccio teorico, dal punto di vista puramente geofisico il potenziale delle risorse geotermiche «è compreso tra 1,3 e 13 volte la domanda globale di elettricità nel 2019», mentre il «potenziale tecnico per la generazione di elettricità, a seconda della profondità, può soddisfare da un terzo a quasi tre volte il consumo finale globale».

Di fatto però la geotermia, contando anche gli usi diretti del calore, fornisce «solo lo 0,15% del consumo energetico finale globale annuo». Come mai? «La discrepanza tra risorse geotermiche potenziali e sviluppate è causata da costi iniziali elevati, produzione di calore geotermico decentralizzata, mancanza di uniformità tra i progetti geotermici, incertezze geologiche e rischi geotecnici», nonché dalla mancanza di «quadri di governance adeguati» per lo sviluppo della risorsa e non da ultimo dalle sindromi Nimby & Nimto che puntellano alcuni territori, in parte alimentate da una scarsa conoscenza della geotermia.

«La consapevolezza pubblica e la conoscenza dell’energia geotermica sono relativamente basse – documenta l’IPCC – L’energia geotermica è valutata come meno accettabile rispetto ad altre fonti di energia rinnovabile come solare ed eolica, ma è preferita all’energia fossile e nucleare e, in alcuni studi, all’energia idroelettrica. Alcune persone sono preoccupate per l’installazione di impianti geotermici vicino alle loro case, similmente a quanto accade per progetti solari ed eolici».

Ciò che non si conosce spesso fa paura, e lo stesso vale in questo caso: promuovere un’informazione capillare e scientificamente fondata sulla geotermia è dunque necessario per sostenere una coltivazione sostenibile della risorsa, che anche in Toscana – dove le tecnologie geotermiche sono nate oltre due secoli fa, per la prima volta al mondo – ha il potenziale per raddoppiare la produzione di energia, che già oggi copre oltre il 30% del fabbisogno regionale di elettricità oltre a fornire 384 GWth di energia termica tramite i teleriscaldamenti.

È comunque utile sottolineare che, come ogni altra tecnologia umana, anche quella geotermica non è a impatto zero: occorre dunque monitorane e guidarne lo sviluppo in modo da rispondere alle preoccupazioni legittime dei cittadini, che si incentrano soprattutto su alcuni temi.

«Le principali preoccupazioni sull’energia geotermica, in particolare per gli impianti di generazione di energia geotermica su larga scala e ad alta temperatura, riguardano l’utilizzo dell’acqua, la scarsità idrica e i rischi sismici della perforazione. Inoltre, rumore, maleodoranze e danni al paesaggio sono stati motivi di protesta contro progetti specifici. Tuttavia, con l’implementazione delle moderne tecnologie, il geotermico presenta impatti ambientali negativi minori», in altre parole sostenibili nel tempo.

E se questo è il responso dell’IPCC elaborato a livello globale per la geotermia, lo stesso si può dire anche per l’Europa e l’Italia.

Nel Vecchio continente si è concluso lo scorso anno il progetto europeo GEOENVI, nato proprio per rispondere alle preoccupazioni ambientali legate all’impiego della geotermia; un approccio di grande rigore scientifico che ha analizzato uno per uno i 13 rischi ambientali individuati come collegabili allo sviluppo geotermico, evidenziando dove migliorare ma mostrando al contempo che «le misure di mitigazione degli impatti ambientali adottate nelle varie fasi di sviluppo e di esercizio dei progetti geotermici in Europa sono efficaci», Italia compresa: «La Toscana non è solo bellissimo paesaggio e cibo delizioso. Ospita anche il complesso geotermico più antico e innovativo», è stato osservato nel merito da GEOENVI.