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Geotermia Amiata: le centrali geotermiche non sono fonti di rilascio significativo di tallio in ambiente

ARPAT: «Le determinazioni effettuate evidenziano che le centrali geotermoelettriche a vapore di flash non risultano essere fonti di rilascio significativo in ambiente di questo metallo»

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ARPAT: «Le determinazioni effettuate evidenziano che le centrali geotermoelettriche a vapore di flash non risultano essere fonti di rilascio significativo in ambiente di questo metallo»


Dopo i primi dati diffusi lo scorso ottobre, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT) ha pubblicato ulteriori precisazioni in merito alla presenza del tallio – un metallo che può essere molto pericoloso per la salute dell’uomo – nelle acque superficiali e sotterranee del monte Amiata.

In questo modo l’ARPAT intende contribuire allo studio condotto dalla Regione Toscana attraverso l’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) denominato InVetta, e dedicato come noto a studiare la salute dei residenti nei comuni dell’Amiata maggiormente interessati dalle emissioni degli impianti geotermici.

Nell’ambito del report dedicato al Monitoraggio della qualità delle acque superficiali e sotterranee nell’area geotermica del Monte Amiata – anno 2018, ARPAT ha dunque pubblicato un focus specificamente dedicato alla ricerca di tallio nelle acque superficiali e sotterranee del monte Amiata.

Per completare lo stato delle conoscenze, sono state verificate le quantità di tallio presenti alle emissioni e nelle condense delle centrali geotermoelettriche ubicate sul monte Amiata, e «le determinazioni effettuate evidenziano che le centrali geotermoelettriche a vapore di flash non risultano essere fonti di rilascio significativo in ambiente di questo metallo».

Più nel dettaglio, ARPAT ha determinato le concentrazioni di questo inquinante alle emissioni delle centrali Bagnore4 Grp1 e Grp2, per la zona geotermica amiatina nel versante grossetano; PC4 e PC5 per il versante senese; Rancia1 e Rancia2 per l’area tradizionale.

Per ulteriore completezza d’indagine sono stati inoltre presi in esame anche i dati relativi alla presenza del tallio sia per quanto riguarda le emissioni delle centrali geotermoelettriche che le condense circolanti di centrale che recapitano quest’ultime alla reiniezione.

«Dai valori registrati si evince – spiega ARPAT – che tutte le concentrazioni determinate, alle emissioni e nelle condense, sono risultate inferiori al limite di quantificazione analitica del metodo applicato (<0,1 µg/l) con l’eccezione del campione alle emissioni della centrale Bagnore4 Grp2 (aprile 2018), in cui è stato registrato un valore di poco superiore al limite di quantificazione analitica (0,2 µg/l) con un flusso di massa di 0,03 g/h».

In ogni caso il parametro “tallio” è stato comunque inserito nei profili analitici applicati ai normali controlli, pertanto l’anomalia indicata «sarà costantemente monitoratata e verificata nel tempo».

Sono stati poi recuperati dagli archivi di laboratorio i risultati delle determinazioni del tallio in aria ambiente (i dati disponibili sono quelli rilevati dalla centralina fissa di ARPAT di qualità dell’aria della rete regionale, localizzata nell’area geotermica tradizionale presso Montecerboli): «Tutti i campioni – aggiunge ARPAT – hanno dimostrato concentrazioni di tallio inferiori alla sensibilità analitica del metodo applicato (espresso come LOQ – limite di quantificazione) ovvero < 0,5µg/l (nella maggior parte dei casi il valore determinato sui filtri esposti risultava non distinguibile dal valore del bianco)».

Posto dunque che le rilevazioni effettuate da ARPAT mostrano che «le centrali non risultano essere fonti di rilascio significativo in ambiente» di tallio, qual’è, più in generale, la situazione nell’area amiatina?

Al proposito ARPAT dichiara che dall’analisi dei risultati di tutti i campioni si è potuto ricavare che tutte le sorgenti, i piezometri e le acque superficiali hanno riportato concentrazioni di tallio minori di 0,1 µg/l, valori ben inferiori ai 2 µg/l individuati dall’Istituto superiore di sanità come valore limite valido sul territorio nazionale.

Unica eccezione si riscontra in un punto di prelievo nel Comune di Abbadia San Salvatore (SI), dove sono stati regolarmente misurati valori superiori alla soglia limite».

Si tratta di una sorgente che non fa parte del sistema della rete idrica locale, con una portata tendente a zero e per la quale le Autorità competenti hanno comunque già posizionato cartelli di non potabilità di queste acque.

Come spiegare però la presenza di tallio con concentrazioni superiori alla soglia limite

Da ARPAT dettagliano che siamo «in presenza di un’anomalia geologica che condiziona chimicamente le rocce vulcaniche presenti, già di per sé particolarmente mineralizzate», e ipotizza «che, in associazione a minerali di pirite, possa essere presente nel sottosuolo di questa zona specifica anche della pirite tallifera che di fatto rilascia tallio nei terreni e nelle acque circolanti».