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ARPAT, nell’ultimo anno senza irregolarità il 100% delle centrali geotermiche controllate

L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana ha pubblicato l’Annuario 2022

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L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana ha pubblicato l’Annuario 2022


Dopo le anticipazioni già rilasciate ad ottobre, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT) ha pubblicato la versione integrale dell’Annuario 2022 – comprensivo di un focus sulle centrali geotermoelettriche presenti sul territorio –, col quale l’Agenzia offre un quadro dettagliato e aggiornato al 2021 sullo stato di salute dell’ambiente toscano.

«Storicamente – argomenta nel merito il direttore generale di ARPAT, Pietro Rubellini – l’Annuario è stato elaborato considerando le pressioni dirette antropiche come fattori di impatto principale attraverso “inquinamenti sensu latu”, alteranti la qualità preesistente dell’ambiente. Ormai la qualità dei comparti ambientali è considerevolmente influenzata anche dalle pressioni indirette legate ai cambiamenti climatici, che purtroppo amplificano gli impatti inquinanti attuali o cronicizzati, alterando le risorse naturali e ambientali, in termini quantitativi e qualitativi. La stabilità climatica e soprattutto la stagionalità del tempo meteorologico è venuta meno, incidendo, ad esempio, sulla capacità della risorsa idrica di rigenerarsi con le piogge, in maniera costante e con la consueta stagionalità».

Sotto questo profilo, la coltivazione delle risorse geotermiche per produrre energia rinnovabile rappresenta un prezioso strumento di tutela, in quanto la geotermia non aggiunge CO2 in atmosfera rispetto a quella rilasciata dal naturale degassamento dei suoli, ed è anzi riconosciuta dall’IPCC come strumento utile a contrasto della crisi climatica; non a caso l’unica area vasta d’Europa certificata a emissioni nette zero è quella della Provincia di Siena, dove la geotermia riveste un ruolo di primo piano.

Ciò non toglie che le centrali geotermoelettriche, come ogni attività umana, non siano a impatto zero: occorre dunque monitorarle in modo puntuale, in modo da verificare che la loro attività sia sostenibile nel tempo.

Di questo si occupa in primis un’autorità pubblica e super partes come l’ARPAT: come spiegano direttamente dall’Agenzia, l’ARPAT «effettua il controllo alle emissioni in atmosfera delle centrali e verifica l’efficienza di abbattimento del mercurio e dell’acido solfidrico da parte impianto di trattamento Amis e, per gli impianti di Bagnore, l’efficienza del sistema di abbattimento di ammoniaca e acido solfidrico in entrata centrale».

Nel 2021 su «un totale di 36 gruppi produttivi presenti, sono stati effettuati 19 controlli alle emissioni su 18 stabilimenti diversi», col risultato che «i valori emissivi determinati sono risultati tutti inferiori al valore limite di emissione». In altre parole «non si sono riscontrati superamenti dei valori limite di emissione per i parametri autorizzati (mercurio, acido solfidrico e anidride solforosa)», e dunque il 100% degli impianti controllati è risultato senza irregolarità.

Più nel dettaglio, l’ARPAT spiega che «non si sono verificate anomalie rispetto ai valori limite di emissione» dell’acido solfidrico rilasciato dalle centrali geotermoelettriche, che costituisce la sostanza dal caratteristico odore di “uova marce”: «Tale percezione olfattiva si verifica quando la concentrazione in aria di questa sostanza supera i 7μg/m3, valore comunque molto al di sotto del limite di attenzione sanitaria stabilito dalla linea guida del WHO (150 μg/m3 come media nelle 24 ore), ovvero avvertire il cattivo odore non significa che esista un rischio sanitario […] Ad oggi tutte le centrali sono dotate di un sistema di abbattimento di mercurio e di acido solfidrico presenti nei gas incondensabili, denominato AMIS (Abbattimento Mercurio e Idrogeno Solforato, ndr), in grado di abbattere fino al 99% dell’acido solfidrico che si ripartisce nel gas in uscita dal condensatore. La parte restante di acido solfidrico si ripartisce, anziché nel gas, nelle condense, e una quota di essa viene emessa allo stato aeriforme dalle torri refrigeranti causando, talvolta, il superamento della soglia di percezione olfattiva».

Guardando invece alle emissioni di mercurio, anche in questo caso «non si sono verificate anomalie rispetto ai valori limite».

Nel merito, l’Agenzia aggiunge che «nel monte Amiata è presente una significativa anomalia geochimica per la presenza di mercurio, pertanto la popolazione risulta esposta sia per la componente naturalmente che per la componente emissiva delle centrali. Le determinazioni dei livelli di esposizione hanno permesso di verificare valori molto lontani dal valore limite di cautela sanitaria stabilito dalle linee guida internazionali (WHO, ATSDR, EPA), pari a 200 ng/m3 mediato su base annua».

Per quanto riguarda infine il biossido di zolfo, anche in questo caso «non si sono verificate anomalie rispetto ai valori limite di emissione».

L’SO2 (conosciuto anche come anidride solforosa) è un gas incolore e irritante, il principale responsabile della formazione delle piogge acide.

«La formazione di SO2 – argomentano dall’Agenzia – è una conseguenza dell’abbattimento dell’idrogeno solforato (H2S), a seguito della sua ossidazione catalitica, all’interno dell’impianto Amis. Per evitare che l’SO2 venga emesso in atmosfera, prima di uscire dall’impianto di abbattimento, viene fatto passare nella colonna di lavaggio “C2”. Qui contatta, in controcorrente, l’acqua di condensa mantenuta a condizioni di pH basico; in tal modo l’SO2 si solubilizza nella condensa che rientra nel circolo di impianto. Per il gas in uscita dall’impianto di abbattimento Amis è ammesso un flusso di massa di SO2 non superiore a 200 g/h».