Home Cosvig 4° Conto Energia, CdM dà imprimatur. Poi arriva anche la firma

4° Conto Energia, CdM dà imprimatur. Poi arriva anche la firma

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Quando manca ormai meno di un mese alla scadenza del Terzo Conto Energia, fissata dal dlgs rinnovabili al 31 maggio, il parere positivo di Palazzo Chigi e la successiva firma dei ministri Romani e Prestigiacomo faranno finalmente ripartire il meccanismo di incentivazione al fotovoltaico dopo più di due mesi di blocco del settore

Fonte: Zero Emission

Autore: f.m.

 
"Io e la Prestigiacomo abbiamo firmato il decreto sul fotovoltaico". Lo ha annunciato il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani in conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo il via libera dal Consiglio dei ministri al Quarto Conto Energia nella versione frutto dell’intesa raggiunta tra Romani e il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Il parere positivo di Palazzo Chigi (che non era comunque vincolante, ma richiesto dopo gli screzi tra i due ministri) farà finalmente ripartire gli incentivi al fv bloccati dal dlgs rinnovabili (il Terzo Conto Energia scade infatti il 31 maggio). Nell’attesa di conoscere il testo definitivo, che ora attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la nuova bozza del Quarto Conto Energia, nella sua ultima versione (quella entrata oggi in consiglio dei ministri) corregge lievemente il testo circolato ieri.
Il testo riporta infatti la norma che prevede un indennizzo nel caso di perdita del diritto a una determinata tariffa incentivante. Nei casi infatti in cui il mancato rispetto, da parte del gestore di rete, dei tempi per il completamento della realizzazione della connessione e per l’atttivazione della connessione stessa, previsti dalla delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas del 23 luglio 2008, ARG/elt 99/08 (TICA – Testo integrato delle connessioni attive) e il relativo allegato A, comporti la perdita del diritto a una determinata tariffa incentivante, si applicano le misure di indennizzo previste e disciplinate dalla delibera dell’Aeeg ARG/elt 181/10 (attuazione del Terzo Conto Energia) e relativo Allegato A, e successive modifiche e integrazioni. Questa la garanzia che ha convinto il ministro Prestigiacomo ad abbandonare la sua posizione (secondo cui gli incentivi dovevano comunque partire entro 60 giorni dalla comunicazione di fine lavori per sottrarre i titolari degli impianti alla discrezionalità delle società incaricate dell’allaccio alla rete) e ad accettare la soluzione proposta da Romani, cioè che siano pagati dall’entrata in esercizio. 

Le altre modifiche introdotte nell’ultima settimana rispetto alla bozza presentata dal Governo alla Conferenza Unificata di giovedì 28 aprile: innanzitutto l’accesso diretto alle tariffe per i grandi impianti senza quindi l’iscrizione ai relativi registri fino al 31 agosto 2011 e la definizione di ‘piccoli impianti’ che viene estesa da 200 kW a 1 MW per quelli realizzati su edifici e che comprende gli altri impianti fv con potenza non superiore a 200 kW operanti in regime di scambio sul posto nonché gli impianti fv di potenza qualsiasi realizzati su edifici ed aree delle amministrazioni pubbliche. I grandi impianti sono invece quelli che non rientrano nelle precedenti categorie.

Altra modifica importante: resta la limatura al ribasso per i tetti di spesa per i grandi impianti per il 2011 e il 2012: in totale 580 milioni di euro, con un obiettivo indicativo di 2.690 MW, a fronte di quello indicato inizialmente (820 milioni per 3.100 MW). Una cattiva notizia che non è stata di certo accolta bene dagli operatori del settore. Invariati invece i limiti di spesa per gli anni successivi (2013 -2016) in cui rientrano anche i piccoli impianti.

Tra le altre modifiche presenti il premio di 0,05 euro/kWh per la bonifica di coperture in eternit mediante l’installazione di impianti fv (al posto del precedente 10% della tariffa incentivante); l’estensione da 10 a 15 giorni del termine entro il quale il soggetto titolare di un impianto è obbligato a partire dall’entrata in esercizio a richiedere al Gse le tariffe incentivanti; un premio del 5% (era il 10% nella bozza circolata ieri) per gli impianti il cui costo di investimento per quanto riguarda i componenti, diversi dal lavoro, sia per non meno del 60% riconducibile a una produzione realizzata l’interno della Unione europea. (f.n.)