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Una serra tropicale tra le nevi svizzere

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A Frutigen, nell’Oberland bernese, grazie all’acqua calda che emerge dal tunnel di base del Lötschberg è stata realizzata una serra con piantagioni tropicali, un edificio d’esposizione e uno di produzione, un ristorante nonché un impianto di acquacoltura con 40 bacini all’aperto.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

La Svizzera è tra i paesi più sviluppati nel mondo riguardo alla geotermia. Dopo l’Islanda e la Nuova Zelanda – paesi che sono molto avvantaggiati dal punto di vista geologico – il piccolo paese oltralpe è al terzo posto mondiale con una potenza installata di 70 W pro capite.

La Svizzera si concentra soprattutto sulle applicazioni della geotermia a bassa temperatura. Le circa 30’000 sonde geotermiche operative fanno risparmiare una quantità pari a 70 milioni di litri d’olio combustibile ogni anno.

Ma quello che in Svizzera sembrano anche aver saputo sfruttare sono le opportunità che provengono da elementi che inizialmente si presentano come criticità.

Come appunto il calore che si sprigiona all’interno delle gallerie di montagna mano a mano che ci si addentra all’interno del tunnel, malgrado i sistemi di areazione adottati.

L’idea della serra tropicale di Frutigen nasce, infatti, proprio dalla necessità di risolvere il problema di come gestire i circa 100 litri al secondo di acqua calda geotermica che scaturiscono dal tunnel di base del Lötschberg, nel cantone bernese.

Con una temperatura di circa 20 gradi centigradi, quest’acqua è troppo calda per essere immessa direttamente nel fiume Kander, che scorre vicino alla galleria.

In particolare la trota, specie particolarmente sensibile e minacciata, che si riproduce nel Kander, dev’essere protetta da qualsiasi aumento della temperatura del fiume. Per questo le autorità locali hanno stabilito che il riscaldamento provocato dall’immissione di acqua di montagna non debba superare gli 0,5 gradi centigradi.

Era quindi necessario raffreddare quest’acqua ma, invece, di consumare energia per raffreddare artificialmente l’acqua di montagna, si è pensato di utilizzare tale energia termica – la cui potenza può raggiungere gli 8 MW – in modo intelligente nell’ambito di un impianto di produzione e di una rete di gestione.

Inaugurato nel 2009, l’impianto progettato comprende un edificio d’esposizione e uno di produzione, una serra con piantagioni tropicali e un ristorante; oltre ad un impianto di acquacoltura per un allevamento (storioni siberiani) con 40 bacini all’aperto. L’acqua calda viene quindi raffreddata grazie a queste attività e dopo essere stata depurata viene, alla fine, immessa alla temperatura consentita nel fiume Kander.

Il progetto è gestito dalla società Tropenhaus Frutigen AG (THF) che è attualmente sostenuta da oltre 70 azionisti.

Coop è il partner strategico e principale investitore della Tropenhaus Frutigen e interviene sia con la partecipazione al capitale azionario, sia nella commercializzazione dei prodotti e nella gestione di un ristorante con circa 200 posti. Il Fondo Coop per lo sviluppo sostenibile, inoltre, cofinanzia un’ampia esposizione dedicata alle acquacolture sostenibili e ad un’alimentazione sana ed equilibrata.Sin dall’inizio partecipa al progetto anche la società elettrica BKW FMB Energie SA, che come partner strategico, s’impegna soprattutto nell’ambito dell’energia. Oltre allo sviluppo del progetto energetico, l’azienda partecipa anche all’esposizione e alle visite guidate durante le quali illustra il proprio impegno nel settore delle energie rinnovabili. Insieme alla THF e ad alcune aziende locali, la BKW sta anche allestendo una rete per la gestione dell’energia termica e si prevede anche la possibilità di fornire calore utile ad alcuni nuovi edifici nella zona della stazione ferroviaria di Frutigen.

L’acqua calda geotermica del tunnel è divenuta quindi da problema una risorsa per avviare attività di sviluppo sostenibile con una particolare attenzione a questo aspetto anche nei prodotti ottenuti nella serra tropicale, che devono rispettare elevati standard ecologici: la coltivazione si attiene ai criteri dell’agricoltura sostenibile nel quadro di un ciclo chiuso delle sostanze nutritive. E poiché attualmente non esistono direttive sulla produzione biologica riconosciute, né per la frutta tropicale prodotta in serre riscaldate tutto l’anno, né per l’allevamento di storioni, la società Tropenhaus Frutigen si è prefissa l’obiettivo di ottenere un’ecocertificazione per i propri prodotti.

Sul posto si organizzano anche visite guidate per mettere in primo piano i tre elementi chiave del progetto: la montagna, l’alimentazione e l’energia rinnovabile.

Oltre alla geotermia, del parco energetico didattico faranno parte un impianto a cippato, una turbina idraulica dimostrativa, un impianto fotovoltaico e una centrale a biomassa per mostrare le diverse modalità di produzione energetica e di utilizzo dell’energia rispettosi dell’ambiente.

Un progetto che – se non fosse per la produzione tropicale anziché locale-potrebbe entrare a far parte della comunità del cibo a energia pulita.

Progetti che si stanno cominciando a “copiare” fortunatamente anche nel versante italiano delle Alpi.

Il calore che sprigiona dalla galleria Bardonecchia-Modane, ad esempio, interrato in un tunnel che corre parallelo alla nuova galleria di sicurezza servirà a riscaldare l’intera cittadina piemontese.