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Se l’ambiente diventa ambientalismo

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Quando l’Ambiente diventa Ambientalismo, capita che un ministro scriva di 260 miliardi di ricerca e sviluppo nelle rinnovabili nel 2011 quando invece si tratta degli investimenti in impianti. Oppure che sommi l’apporto produttivo dell’idroelettrico e del geotermico storico a quello delle fonti rinnovabili sussidiate che danno solo il 15% della produzione ma assorbono 9 dei 30 miliardi dei costi relativi, e non il 20% della bolletta dando il 26% dell’elettricità come dice Clini.

Fonte: il Corriere della sera

Autore: Massimo Mucchetti

In una democrazia normale, il ministro della Giustizia non dovrebbe essere giustizialista e quello dell’Economia economicista. Il governo lavora per il Paese, non per le singole parti. Nel 2012 l’Italia ha bisogno di un ministro dell’Ambiente e non dell’Ambientalismo. Eppure, di fronte all’Autorità per l’Energia che spiega com’è fatta la bolletta elettrica e quanto peso vi abbiano i sussidi alle fonti rinnovabili, Corrado Clini reagisce con gli stessi concetti di Enerpoint, la multinazionale americana che in Toscana produce inverter (ottimi) e sponsorizza le proteste contro i decreti del governo volti a ricondurre gli incentivi ai livelli europei (vedi Corriere del 17 aprile 2012). L’aspetto curioso è che la lettera di Clini confligge con il documento del ministero dello Sviluppo economico sulle rinnovabili, presentato l’11 aprile 2012 alla consenziente presenza dello stesso Clini.
Quando l’Ambiente diventa Ambientalismo, capita che un ministro scriva di 260 miliardi di ricerca e sviluppo nelle rinnovabili nel 2011 quando invece si tratta degli investimenti in impianti. Oppure che sommi l’apporto produttivo dell’idroelettrico e del geotermico storico a quello delle fonti rinnovabili sussidiate che danno solo il 15% della produzione ma assorbono 9 dei 30 miliardi dei costi relativi, e non il 20% della bolletta dando il 26% dell’elettricità come dice Clini.
Logica vorrebbe che si ragionasse di incentivi misurandone gli effetti economici, sociali ed ecologici in paragone con usi diversi delle medesime risorse. Abbattere le emissioni di anidride carbonica attraverso le rinnovabili elettriche è assai più oneroso rispetto all’efficienza energetica e alle rinnovabili termiche. E il fotovoltaico è la modalità più onerosa di tutte. Il ministero dell’Ambiente glissa. E tira in ballo quelle componenti della bolletta che sostengono settori produttivi che non raggiungono un terzo degli occupati delle fonti rinnovabili, stimati tra i 110 e i 150 mila secondo EurObserver e Confartigianato.
Il Politecnico di Milano, pur amico delle rinnovabili, dà cifre assai meno roboanti sui posti di lavoro. E non dimentica che buona parte di quest’occupazione è legata all’installazione dei pannelli e poi finisce. Ma andiamo al sodo. I sussidi agli impianti turbogas del Cip 6, assimilati alle rinnovabili, assorbiranno 20 miliardi di euro entro il 2020. Uno scandalo. Lo abbiamo detto. Ma le rinnovabili Cip 6 costano altri 18 miliardi e quelle dei 4 Conti energia successivi 170 miliardi. Quasi 10 volte lo scandalo. Il fatto che del Cip 6 beneficino poche decine di grandi aziende e dei Conti energia migliaia di soggetti può spiegare le diverse reazioni di tanti politici, ma non cambia il fatto che entrambi i bonus vanno a carico delle famiglie e delle imprese, tranne le Fs a tariffa speciale e quella settantina di siderurgici e cementieri che ricevono 300 milioni l’anno con il gioco dell’interconnessione.
Nel 2011 l’Italia ha ottenuto il record mondiale di installazioni fotovoltaiche, 9 mila megawatt. È vera gloria? Il mondo ha 67.350 megawatt di fotovoltaico. La Germania 24.700. È stata la prima e si è fatta un’industria capace di esportare. L’Italia ha già 12.500 megawatt e una bilancia commerciale largamente passiva. La regina delle export di pannelli è la Cina, che però ha in casa solo 2.900 megawatt fotovoltaici. Usa, Giappone, Francia e Brasile traccheggiano. Se poi scopriamo che i prezzi dei pannelli sono tanto più alti quanto maggiori sono i sussidi, che dubbio viene?
Dal 2005 la remunerazione delle rinnovabili è ben sopra i costi medi europei. I sussidi calano sempre meno dei costi. E nel 2012 l’utile lordo sfiora il 100%. Una beffa.

Il Corriere ha posto il problema dei margini eccessivi da sussidi sproporzionati. Con i decreti, il governo frena la corsa alle installazioni e riduce al 25% il margine, ancorché resti sempre il più alto d’Europa. Meglio di prima. Ma vogliamo anche recuperare parte dei regali passati? Lo si può fare per via fiscale, senza toccare i contratti vigenti. Con quanto verrebbe da una Solar Tax, si potrebbero ridurre le bollette ovvero finanziare l’efficienza energetica, le rinnovabili termiche, la ricerca.