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Rinnovabili, via alle nuove regole

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Arrivano i due decreti, attesi già prima della scorsa estate, firmati dal ministro dello Sviluppo in ‘zona Cesarini’ tra venerdì e sabato scorso. Quello che dà il via alle nuove aste per la capacità di importazione di elettricità per il 2012 e quello che spartisce tra le regioni la progressione del ricorso alle fonti rinnovabili.

Fonte: Il Sole24ore

Autore: Federico Rendina

La corsa italiana alle energie verdi diventa obbligatoria. Spartita micrometricamente tra le regioni. In progressione da qui al 2020, quando l’Italia dovrà rispettare quanto concordato con l’Unione Europea passando dall’8,2% del 2012 al 14,3% di copertura da produzioni rinnovabili di tutta la sua energia consumata (non solo quella elettrica ma anche quella termica e per i trasporti). Ecco rispettato almeno uno degli impegni di politica energetica ritardatari e ora lasciati in eredità all’ esecutivo di Mario Monti.
Arrivano dunque i due decreti, attesi già prima della scorsa estate, firmati dal ministro dello Sviluppo in ‘zona Cesarini’ tra venerdì e sabato scorso. Quello che dà il via alle nuove aste per la capacità di importazione di elettricità per il 2012 e quello, appunto, che spartisce tra le regioni la progressione del ricorso alle fonti rinnovabili. All’insegna degli obiettivi vincolanti, dei controlli e delle sanzioni progressive: un ‘richiamo’ a partire dal 2014 e un vero commissariamento delle politiche energetiche previsto per le regioni inadempienti dal 2015.
Tutto ciò attraverso «un osservatorio stabile che attua una collaborativa osmosi di informazioni tra Stato e Regioni» vuole precisare il sottosegretario uscente allo Sviluppo Economico Stefano Saglia.
Da qui a fine decennio dovremo in ogni caso raddoppiare l’energia verde avvicinandoci al 15%. Per farlo dovremo tra l’altro sostituire quote crescenti di gas metano con il biogas, sviluppare la geotermia, e agire sui due ‘pedali’ oggetto di tante promesse: gli incentivi all’efficienza energetica (perché la quota crescente di verde dovrà essere ottenuta anche limitando la crescita dei consumi complessivi) e una nuova progressione dell’eolico e del solare, specie quello termodinamico che ha grandi potenzialità. E appunto sull’analisti delle reali potenzialità inespresse dalle diverse regioni si basa la distribuzione delle quote nel decreto appena varato.
Grande clemenza verso regioni che tante potenzialità avevano ma che moltissimo hanno fatto, come il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta, obbligate solo a qualche ritocco. Pesanti ma non troppo le pretese rivolte al Piemonte, alla Lombardia e al Friuli, ma anche alla Calabria, al Molise, al Lazio. Mentre saranno costrette a più che raddoppiare i risultati regioni come l’Emilia-Romagna, le Marche e la Puglia, che evidentemente possono fare molto di più.