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Rinnovabili: la strada è la geotermia

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Uno studio rivela le potenzialità della geotermia per il nostro Paese

Fonte: Planet Inspired.info

Autore: Planet Inspired.info

E’ l’energia custodita nel cuore della Terra, che da questa si sprigiona e produce nuova energia. Se l’imperativo dei nostri tempi è coniugare il risparmio energetico alla necessaria riduzione delle emissioni di anidride carbonica e gas inquinanti in atmosfera, allora una delle strade da percorrere potrebbe essere la geotermia, ovvero la risorsa energetica rinnovabile che sfrutta fonti geologiche di calore. L’utilizzo di questa fonte pulita finora poco utilizzata in Italia potrebbe far risparmiare fino a 10 miliardi di euro nella bolletta petrolifera. E’ quanto emerge da uno studio di CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), e UGI (Unione Geotermica Italiana).

In Italia, infatti, la geotermia conta risorse per 500 Mtep (milioni tonnellate equivalenti petrolio), pari a 2,5 volte i consumi annui nazionali di elettricità, che ammontano a 185 Mtep. Tuttavia, il nostro Paese sfrutta oggi solo il 3% di questa fonte rinnovabile, coprendo solo il 7% dei consumi annuali. Secondo gli esperti si potrebbe fare molto di più perché viviamo in un paese vulcanico e dunque ricchissimo di fonti geologiche di calore e, di conseguenza, di grandi quantità di energia geotermica da sfruttare. E sfruttando questa risorsa si potrebbe davvero dar vita a scenari energetici di grande rilevanza. Il potenziale, infatti, è enorme, poiché tra le risorse rinnovabili, è proprio la geotermia l’unica a presentare “caratteristiche di continuità assoluta”. Per Giancarlo Passaleva dell’UGI, “basterebbero 400 milioni di euro per sviluppare nuove tecnologie e incentivare l’utilizzo della geotermia come fonte di produzione di elettricità”.

Fino ad oggi, tuttavia, il geotermico di alta temperatura viene utilizzato, come peraltro negli altri paesi geotermici del mondo, limitatamente ai sistemi idrotermali, che sono purtroppo scarsamente diffusi, per le loro peculiari condizioni geomorfologiche. Esistono però delle alternative e sono i sistemi geotermici cosiddetti “non convenzionali”, di enorme potenziale produttivo, a “rocce calde secche”, sistemi “magmatici”, sistemi “geopressurizzati”, sistemi a “fluidi supercritici”, sistemi a “salamoie calde”. Secondo i ricercatori con l’utilizzo di sistemi “non convenzionali” si aprono scenari interessanti perché l’ipotesi di sviluppo della risorsa geotermica, entro il 2050, è di almeno un ordine di grandezza superiore al presente di 10.000 MW a fronte degli 880 MW attuali e 60 miliardi di kWh/anno a fronte dei 5,3 attuali. “Ciò comporterebbe – ha affermato Passaleva – un risparmio annuo di oltre 10 milioni di tonnellate equivalenti petrolio, per un valore, a costi attuali, di circa 6miliardi di euro, nonché minori emissioni di CO2, pari a circa 36 milioni di tonnellate”. Ovvio che le ricadute sarebbero estremamente positive non solo da un punto di vista economico, ma anche ambientale e sociale.