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Prove di smart grid

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Nasce l’idea di una rete a generazione diffusa per l’area alpina, che integra, fonti rinnovabili e Ict

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Cristina Forghieri

Il raggiungimento degli obiet­tivi
europei per le fonti rinnovabili (20% dei consumi al 2020) sarà
possibile solo se si arriverà a integrare nelle reti elet­triche
l’insieme delle piccole unità della generazione distribuita. Que­sto
presuppone però progettare nuovi sistemi di gestione delle stes­se
reti: sfida che è stata accolta dai partner di Alpenergy, che hanno
avviato un progetto comune per le reti elettriche della zona alpina.
Isei paesi che hanno aderito (Ger­mania, Svizzera, Francia,
Italia, Slo­venia e Austria) si sono per ora con­centrati
sullo sviluppo di un modello di rete intelligente da applicare a
livello locale, in grado di accoglie­re in modo ottimale sulla
rete di di­stribuzione (quella a media/bassa tensione) gli
apporti che vengono dal fotovoltaico, dal mini idroelet­trico,
dagli impianti rinnovabili alimentati a biogas e biomasse e, in
futuro, dal mini eolico.

In concreto, dopo tanto parlare di
smart grid, che restano ancora sulla carta, e qualche confusione da
parte dell’opinione pubblica con la telegestione dei contatori
intelligenti. l partner si stanno impegnan­do per sviluppare un
“virtual power system” che, integrando reti elettriche e
reti di comunicazione (quindi con il decisivo apporto dell’Ict), sia
in grado di combinare il carico e la produzione di energia nelle
diverse realtà coinvolte. Una soluzione che tende a rendere
auto­nome le singole porzioni di rete e che deve essere tagliata
su misura territorio per territorio, in funzione dei consumi
energetici locali e della quantità/tipologia di generazio­ne
diffusa esistente.

Per l’Italia, il partner di
riferimen­to è la Fondazione Politecnico di Milano, the si
avvale delle competen­ze dei Dipartimenti di ingegneria
gestionale ed e energia dell’ateneo milanese. Quest’ultimo, in
particolare, collabora con i colleghi del Po­litecnico francese
di Grenoble e con quelli dell’Istituto Alari dell’Università di
Lugano. Tra i ri­cercatori impegnati nel progetto, Marco Merlo e
Maurizio Delfanti spiegano come con la crescita dei numeri della
generazione diffusa si imponga la necessità di individuare strumenti
per superare il modello tradizionale di rete di distribuzione,
impostato su un’unica direzio­ne: dall’alto; e cioè dalla rete
di trasmissione, verso il basso. Impostazione oggi messa in crisi
dall’appor­to dal basso della piccola generazione diffusa. «La
quale – proseguono – creano non pochi problemi ai gestori della rete,
che devono rispettare i li­velli di qualità del servizio, molto
elevati specie nel nostro paese, e as­sicurare che l’energia
trasmessa coincida con quella richiesta. Ma questa variabile, con gli
apporti del­la generazione diffusa, non può più essere
pianificata con esattezza e ciò può provocare problemi di
so­vraccarico, con guasti e rischi di mi­ni black-out. Il
“virtual power sy­stem” dovrebbe servire a garantire il
bilanciamento distribuzione/con­sumo non solo a fine anno, ma,
sin­cronizzando su orizzonti temporali sempre più stretti la
produzione con il consumo e ottimizzando il contributo delle fonti
rinnovabili ri­spetto a quelle fossili».

In altre parole, si tratta di
costrui­re un sistema informativo che utilizza la normale rete di
internet, o in alcuni casi canali di comunicazione ad hoc, e che
raccoglie in tem­po praticamente reale l’andamen­to sia della
produzione che del con­sumo. Le punte di carico sono riconosciute
dal software di gestione, che interviene per il bilanciamento e
fornisce indicazioni per l’autoregolazione dei consumi, promuovendo
in questo modo un uso più razionale dell’energia da parte
dell’utenza: altro tassello indispensabile per raggiungere gli
obiettivi europei al 2020. L’applicazione ha un ambito locale
presuppone a monte il censimento di tutti gli impianti di micro
generazione presen­ti sul territorio e la mappa dei singo­li
punti di consumo.

Per l’Italia la prima fase di
speri­mentazione del nuovo sistema è prevista entro il prossimo
anno nella provincia di Mantova, caratteriz­zata da una buona
presenza di foto­voltaico e da impianti a biogas, alimentati con
gli scarti provenienti dall’agricoltura e dagli allevamenti
zootecnici della zona. Dopo Mantova, sono previsti altri due impianti
sperimentali: a Belluno e in Val d’Aosta, che sono entrati
recente­mente nel progetto Alpenergy. .