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Per la geotermia il momento del rilancio

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La geotermia in Italia, dopo decenni di stasi, sta conoscendo una nuova stagione di rilancio.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Giuseppe Caravita

«Il motivo è la nuova legge (il decreto legislativo 22 dell’n febbraio 2010) che riclassifica le risorse geotermiche e i criteri per ottenere permessi di ricerca e concessioni – spiega Fausto Batini, ex coordinatore del centro geotermico di eccellenza di Larderello, in provincia di Pisa, e uno dei maggiori esperti italiani su questo tema – oggi la geotermia ad alta entalpia (nel gergo del settore i giacimenti d’acqua profonda oltre i cento gradi) sono risorse di pertinenza centrale, del ministero dello Sviluppo Economico, mentre la geotermia a media (termale) e bassa entalpia (pompe di calore) restano sotto il controllo delle Regioni».

La conseguenza, da un anno a questa parte, è la «concessione di oltre 35 permessi di ricerca a otto operatori – spiega Batini – in Toscana, Lazio e Sicilia. Con la regola che ogni operatore non può avere più di 5mila chilometri di permessi e mille in una sola regione».

È un autentico boom di prospezioni («per ora in superficie») «che sta coinvolgendo Enel, Magmaenergy Italia, Sorgenia, gruppo Erg, Gesto Italia, Geoenergy e altri operatori minori. Alcuni, come Enel e Magmaenergy (parte del gruppo Alterra canadese che già opera circa 200 megawatt in America Latina) hanno già esperienza geotermica – continua Batini – gli altri si affacciano ora su questo settore».

Una bolla della ricerca geotermica? Non tanto. I permessi di ricerca sono una condizione preliminare essenziale a ogni investimento in questo campo. Bisogna infatti andare a colpo sicuro, il più possibile. Trivellare costa oltre un milione euro per ogni chilometro di profondità del pozzo e il rischio di trovare una risorsa idrogeotermica inutilizzabile o insufficiente può essere alto e in caso negativo disastroso.

Di qui uso di sensori, sondaggi piccole trivellazioni di prova. E poi?

«Fino ad oggi il limite maggiore delle centrali geotermiche è stato il loro impatto ambientale e la loro sostenibilità nel tempo – spiega Batini, che coordina il progetto geotermia dell’Eera, il network europeo degli istituti pubblici di ricerca – il nostro obbiettivo è quello di arrivare alla reiniezione totale dei fluidi sotterranei (oggi se ne disperde in atmosfera anche il 50%) sia per mantenere la risorsa che per evitare emissioni. Ed è già possibile oggi, senza salti tecnologici futuribili».