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Il sale, la globalizzazione, la dignità del lavoro

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La fabbrica diventa teatro, il teatro diventa vita reale, la vita diventa lotta: in scena dentro la salina cittadini attori e operai della Smith

Fonte: Qui News Volterra.it

Autore: Alessandra Siotto

Nella vita che è vita perché assunta nella nostra ragione e costruita per il nostro passaggio – e ora giunta a essere altra, oltre il nostro accanito difenderla – aspetta – cantando supino, accampato nei nostri quartieri a lui sconosciuti, e pronto fino dalle più fresche e inanimate ere – il popolo: muta in lui l’uomo il destino”.

Con la voce del grande Pier Paolo Pasolini, quanto mai stringente, si è chiuso il magnifico spettacolo “Pilade/Campo dei Rivoluzionari” andato in scena ieri sera, 25 luglio, nel suggestivo e unico ‘teatro’ di una salina industriale, nell’ambito di Volterrateatro e con un grande progetto di Archivio Zeta.

Sotto una pioggia di bianco salgemma purissimo, in scena il popolo stesso: cittadini attori e gli operai della Smith Bits di Saline di Volterra. Per un messaggio forte che dalla tragedia delle Eumenidi, nella trilogia dell’Orestea di Eschilo, fonde antiche divinità con ‘falsi miti di progresso’.
Uno spettacolo ‘contro’ la globalizzazione ed il capitalismo, contro l’inganno del progresso e della produttività ad ogni costo, a discapito dell’uomo, della persona, della vita. Il contrasto fra il nero degli abiti e il bianco del sale che tutto avvolge, ricopre, cancella.

Il contrasto di una umanità negata dalle logiche dei numeri e del denaro – “il buon senso l’onore, il rispetto umano la dignità, la devozione il pudore, la religione non sono più la realtà” – che invece riemerge con forza e chiede di riacquistare la sua dignità.

Un esercito di rivoluzionari sfila sulla scena, con in mano non armi ma ramoscelli d’ulivo e con i lavoratori della Smith con grandi bandiere bianche, che si spogliano dei loro abiti neri di scena e mostrano le magliette della lotta contro la chiusura della fabbrica. Così come il territorio intero della Valdicecina ha marciato in questi tre lunghi mesi di vertenza a fianco dei dipendenti e che anche ieri sera, numerosissimo, non ha risparmiato di scroscianti applausi gli attori nelle due repliche affollatissime.

Una atmosfera unica e a tratti commovente. Una piecè che restituisce dignità all’uomo, al lavoro, al teatro che esce dalle sue quinte e diventa vita reale. Un grido di rabbia, pungente e amaro come il sale, ma anche candido di speranza, che dal capannone industriale arriva a toccare le corde dell’anima.