Antonio Sileo, research fellow allo IEFE (Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente) Bocconi e direttore dell’Osservatorio Innov-E dell’I-Com, interviene sulle pagine di Elementi –la rivista del GSE gratuita in doppio formato: pdf e e-book online– in merito all’evoluzione del sistema elettrico italiano, soffermandosi in particolare sul ruolo del geotermoelettrico nel nostro Paese. L’attenzione degli addetti ai lavori –osservano infatti dal Gestore dei Servizi Energetici– sembra spostarsi sulla filiera del geotermico: è questa l’energia rinnovabile dalla quale possiamo attendere di più nei prossimi anni? Che ruolo spetta al legislatore? L’esperto in mercati energetici osserva come nel geotermico l’Italia abbia una lunga e apprezzata tradizione, che «sicuramente potrà beneficiare delle condizioni favorevoli alla diffusione delle pompe di calore, a cominciare dalla riforma della tariffa elettrica. Anche dalle fonti che più hanno avuto successo gli ultimi anni, però, possiamo e dobbiamo augurarci nuovi incrementi. Questo perché i primi impianti fotovoltaici ed eolici installati negli anni scorsi potranno essere ripotenziati valorizzando siti già esistenti. Si pensi all’eolico: meno torri, meno impatto ambientale (riduzione dell’effetto serra), più energia prodotta. Oggi l’iter autorizzativo di un rifacimento è pressoché identico a quello di un nuovo impianto. Il legislatore, dunque, dovrà aiutare il nuovo, ma anche spingere il “non ancora vecchio” a rinnovarsi».
Un’opinione condivisa anche dai vertici della maggioranza parlamentare. Anche Chiara Braga, deputata e responsabile Ambiente della segreteria del Partito Democratico, individua infatti nell’energia rinnovabile del sottosuolo un driver determinante per l’evoluzione dell’Italia verso un’economia a minor tasso di carbonio.
Oltre al fotovoltaico –domandano dal GSE– quali sono gli altri settori delle rinnovabili su cui puntare? Il «potenziamento dell’eolico e del solare certamente, ma –sottolinea Braga– anche geotermia a bassa entalpia, curando ovviamente l’impatto ambientale degli impianti».