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Il prossimo mercato del fotovoltaico non incentivato

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Come si trasformerà il mercato del fotovoltaico oltre le incentivazioni e come dovrà essere gestita la transizione dopo la fine del quinto conto energia? Nuove offerte commerciali e nuovi modelli di business: si punterà più a risparmiare sulla bolletta che a guadagnare dall’investimento dell’impianto. Le previsioni del gruppo bancario UBS. L’editoriale di Gianni Silvestrini.

Fonte: QualEnergia.it

Autore: Gianni Silvestrini

Il fotovoltaico tornerà alla sua impostazione delle origini, quella del bando “10.000 tetti fotovoltaici” promosso dal Ministero dell’Ambiente nel 2001: un mercato prevalentemente caratterizzato da impianti installati sulle coperture di edifici destinati a soddisfare una quota di autoconsumo. La realizzazione di grandi impianti per la vendita diretta alla rete senza incentivi, una strada che si inizia ad esplorare con successo in alcuni paesi, al momento non viene ritenuta economicamente fattibile da noi.

Centrali nello scenario futuro saranno le installazioni sulle coperture delle imprese nel settore produttivo e nel terziario grazie alla possibilità di assorbire percentuali rilevanti di produzione solare e ai minori costi unitari degli impianti. Ma anche il settore residenziale avrà un suo spazio: è possibile anche che si definiscano strategie di aggregazione e di cooperazione tra i futuri utenti, come è successo all’estero. Questo è un terreno, ad esempio, sul quale possono contribuire in maniera attiva i 2.100 Comuni che hanno aderito al Patto dei Sindaci.

Cambieranno dunque gli interessi economici, i soggetti coinvolti. Andranno definite nuove offerte commerciali e si trasformeranno i modelli di business. Si punterà infatti a risparmiare sulla bolletta più che a guadagnare dall’investimento sul fotovoltaico.

In realtà, anche al termine del Quinto Conto energia ci sarà comunque una fase di transizione con altre modalità di incentivazione, come le detrazioni fiscali. Una quota di domanda sarà inoltre assorbita dall’obbligo di installare il fotovoltaico nei nuovi edifici (a tal proposito non sarebbe male controllare presso i Comuni se effettivamente i progetti approvati rispettano questa prescrizione).

Ma la vera partita si giocherà con il prossimo Governo e con l’Autorità dell’Energia sugli oneri di dispacciamento, sui Seu, sulle semplificazioni autorizzative, sulla disponibilità di fondi di rotazione. Il modo con cui verranno affrontate queste criticità sarà fondamentale per capire l’entità dello sviluppo del mercato nei prossimi anni.

Come è noto la SEN prevede una espansione limitata ad 1 GW all’anno fino al 2020. In realtà questo settore, in presenza di adeguate condizioni al contorno, potrebbe ottenere risultati ben più significativi.

Secondo il più grande gruppo bancario svizzero UBS, il mercato del fotovoltaico non incentivato potrebbe vedere una forte crescita: viene stimata in Germania, Italia e Spagna nel 2020 una potenza di 43 GW fotovoltaici senza sussidi diretti, con un’incidenza sulla domanda elettrica compresa tra il 6 e il 9% (grafici 1 e 2). Valutazioni forse ottimistiche, ma che segnalano possibili interessanti prospettive ad un comparto in crisi.

Si accelererà poi anche la diffusione dell’abbinamento fotovoltaico+accumulo (magari dopo un periodo iniziale di incentivazione, come previsto in Germania), soluzione che diverrà la norma alla fine del decennio visto che il ritorno economico supererà quello del solo impianto fotovoltaico.

Ci potremmo, dunque, trovare nel 2020 con più di 1 milione di impianti solari sparsi sul territorio nazionale, cuore del nuovo modello decentrato di energia. Naturalmente questo scenario metterebbe in ulteriore difficoltà gli operatori elettrici a causa della erosione delle vendite e della riduzione dei profitti dovuta al calo del prezzo del kWh indotto dalla presenza del fotovoltaico.

La vera sfida sarà quindi data dalla capacità di gestire la delicata transizione di un mix termoelettrico sempre più in crisi e la trasformazione della rete in “smart grid”. Le rinnovabili, e il fotovoltaico in particolare, dovranno responsabilmente inserirsi nella transizione energetica in atto.