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Guerre commerciali Fotovoltaico, Cina e Usa ai ferri corti

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Il ministero del Commercio cinese ha annunciato ieri di aver individuato diversi casi di violazioni delle regole internazionali del commercio da parte degli Usa, incentivi proibiti dalla Wto e distorsioni a vantaggio di produttori locali nel settore delle energie rinnovabili.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Daniela Roveda

Sul fotovoltaico Cina e Stati Uniti sono ormai sul piede di guerra. Il ministero del Commercio cinese ha annunciato ieri di aver individuato diversi casi di violazioni delle regole internazionali del commercio da parte degli Usa, incentivi proibiti dalla Wto e distorsioni a vantaggio di produttori locali nel settore delle energie rinnovabili. Pechino non ha specificato in che modo intende rispondere in concreto, in quella che in ogni caso è già una risposta alla decisione americana, la settimana scorsa, di imporre in via preliminare sanzioni antidumping del 31%, con punte del 250% per alcune aziende, sulle importazioni di moduli fotovoltaici cinesi. Mossa che aveva già suscitato una prima, dura reazione da Pechino che aveva definito le tariffe «protezioniste, ingiuste e irragionevoli».
Le tariffe sulle importazioni cinesi di moduli fotovoltaici, a cui si potrebbero sommare, in ritorsione, le minacciate sanzioni cinesi sui polisiliconi importati dagli Usa, sono destinate ad aumentare i prezzi dell’energia solare e pesare sulla domanda di questo tipo di rinnovabile. Per questo motivo la decisione americana di prendere le difese di un gruppetto di aziende guidate dalla SolarWorld, un colosso tedesco con una grande filiale in Usa, ha lasciato perplessi, tra gli altri, gli esponenti della Coalition for Affordable Solar Energy, l’associazione per la diffusione dell’energia solare che in Barack Obama aveva trovato un prezioso sostenitore.
A meno di sei mesi dalle elezioni presidenziali di novembre tuttavia, considerazioni di carattere strettamente politico potrebbero avere influenzato la decisione della Casa Bianca, sotto pressione da parte dei repubblicani in Parlamento per adottare la linea dura contro la Cina in questioni commerciali. Mentre la Cina continua a godere di un surplus commerciale di 295 miliardi di dollari con gli Stati Uniti, infatti, molte società americane accusano le controparti cinesi di energia solare (aziende come la Suntech o la Trina Power) di concorrenza sleale perché ricevono sussidi dal loro Governo e riescono quindi a vendere sottocosto sul mercato Usa. L’anno scorso i prezzi dei moduli fotovoltaici sono scesi del 50% e quattro società americane del settore sono fallite, anche se il calo dei prezzi è stato causato in gran parte dai trend in atto sul mercato mondiale dell’energia solare.
Il ministero del Commercio americano tuttavia si è riservato il diritto di cambiare idea. Le sanzioni sono infatti preliminari e una decisione finale verrà presa in ottobre. Molti analisti non sono affatto convinti che i dazi americani a favore dei produttori americani salveranno posti di lavoro in Usa, anzi l’effetto negativo sull’intero settore dell’energia solare potrebbe causare una perdita netta di occupazione. La settimana scorsa in Borsa la SunPower e la First Solar, due delle maggiori aziende Usa di pannelli solari, hanno perso