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Geotermia: in Sicilia un nuovo studio italiano fa chiarezza sulle potenzialità nell’area

Iorio (CNR-ISMAR): «Questo lavoro avrà importanti implicazioni fornendo anche nuovi contributi alla valutazione e all’utilizzo sostenibile delle risorse geotermiche»

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Iorio (CNR-ISMAR): «Questo lavoro avrà importanti implicazioni fornendo anche nuovi contributi alla valutazione e all’utilizzo sostenibile delle risorse geotermiche»


C’è una grande quantità di calore presente nel sottosuolo della Sicilia, o almeno nella sua regione orientale: è quanto emerge da un modello tridimensionale che per la prima volta è riuscito a mostrare le principali strutture della crosta superficiale e profonda dell’isola, grazie allo studio “Crustal structure of Sicily from modelling of gravity and magnetic anomalies” pubblicato su Scientific reports da un team di ricercatori degli istituti di Scienze Marine di Napoli (ISMAR) e di Geoscienze e georisorse di Firenze (IGG) del CNR e dall’Università di Napoli Federico II.

«Grazie a questi risultati si è dato un notevole contributo all’avanzamento delle conoscenze della crosta superficiale e profonda della Sicilia – spiega Marina Iorio del CNR-ISMAR, coordinatrice della ricerca – In futuro questo lavoro avrà importanti implicazioni per svelare come si formano le catene montuose e indagare comportamenti geotermici profondi in scenari geologici simili diffusi ampiamente sulla Terra, fornendo così anche nuovi contributi alla valutazione e all’utilizzo sostenibile delle risorse geotermiche».

Risorse che potrebbero rappresentare un’importante leva di sviluppo per l’Italia del sud, come ormai da tempo ha messo in evidenza anche SVIMEZ (l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), ritenendo che «lo sviluppo dell’energia geotermica, in Italia incredibilmente sottovalutata possa offrire importanti possibilità di sviluppo per il Sud e per il nostro Paese. È proprio nelle regioni del Mezzogiorno, oltre che in Toscana e nel Lazio, che sono, infatti, presenti le aree italiane con la maggiore quantità e disponibilità di ricchezza geotermica, anche a basse profondità, localizzate lungo il Tirreno meridionale, in Campania, per il suo intenso vulcanismo, in Sicilia e, in misura minore, anche in Sardegna e in Puglia».

Per quanto riguarda in particolare la Sicilia, il nuovo studio pubblicato su Scientific reports ha il merito di offrire un modello geologico dettagliato su cui poter basare successive analisi.

Come spiega il CNR, l’analisi mostra le principali strutture della crosta superficiale e profonda dell’isola, svelando i processi che hanno portato alla sua formazione, e mostra le notevoli variazioni di temperatura del sottosuolo: ad una calda regione orientale, interessata da diffuse attività vulcaniche e magmatiche, si contrappone una crosta fredda e profonda nella restante parte.

«Il modello tridimensionale completo ha messo in evidenza – dettaglia Maurizio Milano, ricercatore CNR-ISMAR – l’esistenza di un’estesa area di ispessimento della crosta terrestre al di sotto del bacino di Caltanissetta (Sicilia centrale), ovvero in coincidenza con la regione interessata dalla convergenza tra la placca europea e la parte settentrionale della placca africana”, “Lo studio approfondito del campo magnetico, inoltre, ha reso possibile valutare in dettaglio l’estrema variabilità delle proprietà termiche del sottosuolo ed è stata prodotta per la prima volta una mappa dell’isoterma di Curie, ovvero la profondità associata ad una temperatura di 580°C, oltre la quale le rocce si smagnetizzano. Questa profondità varia da circa 19 km nella regione orientale fino ad un massimo di 35 km nel bacino di Caltanissetta».