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Geotermia: FER2, ecco le proposte di UGI per incentivare gli impianti geotermici ad alto rendimento ambientale

«La geotermia può parlare con orgoglio di “filiera italiana”, un termine difficilmente utilizzabile da altre tecnologie energetiche rinnovabili. Tale caratteristica rischia di perdersi se non si aiuta il settore a crescere anche in patria»

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«La geotermia può parlare con orgoglio di “filiera italiana”, un termine difficilmente utilizzabile da altre tecnologie energetiche rinnovabili. Tale caratteristica rischia di perdersi se non si aiuta il settore a crescere anche in patria»


L’Unione Geotermica Italiana (UGI) ha inviato un factsheet ai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente – oltre che ai presidenti e agli assessori competenti delle Giunte regionali italiane – per chiedere che all’interno del decreto FER2 in fase di elaborazione «la geotermia, esclusa dal precedente decreto FER1, venga sostenuta e riconosciuta come tecnologia di grande potenzialità energetica e di eccellenza nel nostro Paese, permettendole di essere sostenuta adeguatamente».

Come noto, infatti, nell’autunno del 2018 fa la geotermia italiana si è trovata per la prima volta senza quegli incentivi garantiti alle altre fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica, dato che il primo Governo Conte ha deciso di stralciarla dal decreto FER1, arrivato poi in Gazzetta ufficiale ad agosto.

Di fronte a questo stallo, oggi il rapido ritorno di incentivi adeguati a sostegno della geotermia è indispensabile per garantire futuro a un settore che solo in Toscana è in grado di soddisfare il 30% della domanda elettrica e che conta in Italia circa 3000 posti di lavoro, diretti e indiretti, a cui si aggiungono diverse migliaia di posti indotti.

«Il fatto che la geotermia tradizionale possa reggersi senza incentivi è sicuramente opinabile – sottolinea UGI – in considerazione degli elevati investimenti iniziali e dei rischi di sviluppo maggiori rispetto alle altre tecnologie rinnovabili, in particolare quelli di carattere economico e operativo legati all’incertezza delle condizioni sotterranee. D’altro canto, la geotermia può parlare con orgoglio di “filiera italiana”, un termine difficilmente utilizzabile da altre tecnologie energetiche rinnovabili. Tale caratteristica rischia di perdersi se non si aiuta il settore a crescere anche in patria».

In questo contesto di perdurante incertezza indicazioni positive sono arrivate dalla sottosegretaria al ministero dello Sviluppo Economico (MISE) Alessia Morani, che ha informato sullo stato dell’arte all’interno del Governo: «Voglio rassicurare sul fatto che abbiamo predisposto una bozza di decreto, basato tra l’altro proprio sull’impianto della legge regionale della Toscana in materia di geotermia, che ora dovrà percorrere l’iter con l’espressione dei quattro pareri necessari di diversi ministeri e della Conferenza Stato Regioni. Contiamo di concludere i passaggi entro il prossimo mese di febbraio, per inviare il tutto alla Commissione europea che dovrà anch’essa esprimersi».

Oltre alla reintroduzione degli incentivi sarà infatti fondamentale curarne la declinazione pratica. Non a caso bel suo factsheet l’Unione Geotermica Italiana non si limita a chiedere il ritorno degli incentivi, ma avanza proposte specifiche per «incentivare gli impianti geotermici ad alto rendimento ambientale, inserendoli nel nuovo decreto FER2».

In che modo? Tra i punti focali individuati da UGI, spicca la necessità di considerare la specificità della risorsa geotermica in ciascun sito, ammettendo dunque al regime d’incentivi diverse tipologie d’impianto: a reiniezione totale in tutti i casi nei quali questa risulti possibile; a vapore o a flash con trattamento gas incondensabili mediante impianti di abbattimento ad alta efficienza, condensazione con sistemi di raffreddamento a superficie o ibridi innovativi che garantiscano un impatto estremamente ridotto, anche attraverso il rifacimento di impianti esistenti adeguandoli alle tecnologie migliorative; per la produzione combinata di energia elettrica e calore, definendo anche la remunerazione del calore ceduto.

Tutto questo insieme alla necessità di definire un contingente dedicato per incentivare i progetti geotermici tecnologicamente avanzati.