Home Cosvig Geotermia, ecco quale impatto ambientale.

Geotermia, ecco quale impatto ambientale.

591
0
CONDIVIDI
Il sindaco: “Utilizzo del calore, vogliamo conoscere le ricadute sul territorio”. Svelato lo studio di valutazione alla presenza di Agnorelli.

Fonte: Corriere di Siena

Autore: M.B.

Agnorelli Presentazione dello
studio di impatto ambientale

È stato compito del sindaco Fabrizio
Agnorelli ieri mattina aprire gli interventi relativi alla
presentazione pubblica del Sia relativo al Riassetto dell’Area
geotermica di Piancastagnaio, alla presenza dello staff tecnico di
Enel Green Power e dei rappresentanti della Regione Toscana, tra cui
il responsabile del settore Via Fabio Zita e del settore Miniere e
Energia Edo Bernini. “Ringrazio Enel che ha accettato di
presentare lo studio se pure in fase avanzata del processo
autorizzativo”, ha esordito Agnorelli, il quale ha precisato che
il progetto del nuovo termodotto, previsto per addurre calore da Pc3
alle serre di Casa del Corto e altri interventi sono stati stralciati
dal Sia e stanno compiendo altri iter molto più celeri, allo scopo
di essere pronti con il nuovo impianto (fine 2010), nel momento in
cui si potrà “togliere il camino” e chiudere la vecchia
Pc2. “Il comune di Piancastagnaio e i cittadini vogliono delle
risposte: il miglioramento dal punto di vista dell’impatto
ambientale, ma soprattutto ricadute sul territorio per l’utilizzo del
calore”. Che tradotto in chiare lettere significa la possibilità
di servirsi del calore a scopo civile (teleriscaldamento) e
industriale (attività produttive). Lo studio di Via e i contenuti,
gli obiettivi e le attività previste dal riassetto sono stati
illustrati dall’ingegner Paolo Romagnoli, responsabile Enel. “Il
progetto era già esistente nel 2003, ma con sostanziali differenze.
La centrale di PC2, per esempio, allora doveva essere spostata
accanto a PC3, per eliminare la principale sorgente di emissioni in
prossimità dell’abitato; oggi, invece, il piano prevede la
dismissione di PC2 e la realizzazione di un nuovo termodotto da PC3 a
Floramiata; nel 2003 si parlava di rinnovamento della centrale
Bellevista; oggi l’area è destinata a magazzino; allora si prevedeva
la dismissione di PC4 (Paicci), che oggi viene mantenuta in
esercizio; nel 2003 il piano contemplava la installazione degli Amis
per PC3 e PC5, mentre oggi gli abbattitori di mercurio e idrogeno
solforato sono presenti in tutte le centrali di Piancastagnaio. Nel
2003, potevano essere installati 88 MW, oggi 60MW (attualmente con
quattro centrali, però, si parla di una potenza effettiva di circa
40 MW). La centrale PC2 sarà trasformata nella nuova sede per il
personale di Piancastagnaio. Non mancherà inoltre l’attività di
perforazione per realizzare nuovi pozzi di produzione vapore (almeno
otto) della profondità di 3500 metri e un pozzo di reiniezione,
profondo 1000 metri”. L’architetto Gianluca Biscini ha illustrato
invece gli interventi mirati a mitigare l’impatto ambientale prodotto
dalle linee di trasporto dei fluidi geotermici, che si snodano per
diversi chilometri nel paesaggio a valle del paese. “Per lo studio
sono state utilizzate foto aeree, scattate addirittura dal deltaplano
(foto di prospettiva) e escursioni sul campo. Sono stati concepiti
percorsi in trincea con inerbimento, tratti completamente interrati,
schermature vegetali di vario tipo, graticciate vegetali,
utilizzazione di sostegni più bassi, colorazione ocra dei vapordotti
e bifase dotti”. Gli interventi di mitigazione, però, ha osservato
il responsabile della Sovrintendenza Giuseppe Staro, non dovranno
limitarsi ai vapordotti (importanti anche le piazzole e non solo),
dovranno evitare l’artificialità del verde e studiare più
approfonditamente la soluzione del raddoppio per il trasporto dei
fluidi