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Geotermia: da questa fonte rinnovabile arriva il 34,3% dell’elettricità toscana: con quali impatti emissivi?

ARPAT: «Per tutte le centrali delle due zone geotermiche, Monte Amiata e zona tradizionale, non sono stati registrati superamenti dei valori limite alle emissioni»

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ARPAT: «Per tutte le centrali delle due zone geotermiche, Monte Amiata e zona tradizionale, non sono stati registrati superamenti dei valori limite alle emissioni»


Nel 2019 la produzione elettrica di 5.688,8 GWh fornita dalle centrali geotermiche presenti in Toscana è riuscita a coprire il 34,3% dell’intero fabbisogno di elettricità regionale.

Ma produrre energia – anche da fonti rinnovabili – non è mai a impatto ambientale zero: quale è dunque quello associato alla produzione geotermoelettrica toscana?

La Regione, a partire dal 1996, ha affidato ad ARPAT – l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana – lo svolgimento delle attività ritenute significative per valutare la sostenibilità e la compatibilità ambientale della coltivazione dei fluidi geotermici, e in quest’ottica ARPAT ha pubblicato il Monitoraggio delle aree geotermiche toscane – Anno 2019, che documenta i risultati condotti in corso d’anno.

Nel 2019 il settore Geotermia di ARPAT ha infatti effettuato 15 controlli alle emissioni che hanno interessato 10 centrali, per un totale di 36 punti emissivi campionati (diffusori uscita torre, entrata AMIS, uscita AMIS, collettore di centrale).

Più nel dettaglio, l’AMIS (Abbattimento Mercurio Idrogeno Solforato, ndr) costituisce «la migliore tecnologia disponibile» per abbattere il mercurio e l’acido solfidrico presenti nei gas incondensabili in uscita dal condensatore, migliorando così la qualità dell’emissione.

Tutte le centrali geotermiche toscane sono dotate di impianto di abbattimento AMIS; in più, nelle centrali presenti in località Bagnore (Bagnore 3, Bagnore 4 Grp1 e Grp2), a causa dell’elevata concentrazione di ammoniaca che caratterizza il fluido geotermico del versante grossetano del Monte Amiata, è installato un impianto di abbattimento di questo composto.

A fronte di questa dotazione impiantistica, i risultati dei controlli effettuati da ARPAT appaiono confortanti.

«I risultati relativi ai controlli anno 2019, svolti per la determinazione degli inquinanti normati, ovvero con Valori limite di emissione (mercurio e acido solfidrico in uscita torre; mercurio, acido solfidrico e anidride solforosa in uscita AMIS), sono registrati – spiega ARPAT – tutti conformi agli atti autorizzativi. La stessa conformità è stata registrata per: la capacità di trattamento di un extraflusso da parte dei due AMIS interconnessi delle Centrali Bagnore3 e Bagnore4; la capacità di abbattimento dell’ammoniaca e dell’acido solfidrico in entrata delle centrali Bagnore3 e Bagnore4».

In altre parole «per tutte le centrali delle due zone geotermiche, Monte Amiata e zona tradizionale, non sono stati registrati superamenti dei valori limite alle emissioni di cui agli specifici atti autorizzativi (normativa regionale)», documenta l’Agenzia, ricordando che i limiti emissivi stabiliti dalla normativa regionale (DGRT 344/2010 – Tab. 4.1) presentano valori limite di emissione «più restrittivi» della normativa nazionale (Dlgs-152/2006 – Parte V – allegato 1 – parte IV – sezione 2 – punto 3).