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Geotermia: come il quadro regolatorio cambia gli investimenti: il confronto sindacati-Enel

Quattro i principali punti d’attenzione: la scadenza delle concessioni minerarie al 2024, la nuova legge regionale il decreto FER1 che non prevede incentivi e il prossimo decreto FER2

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Le segreterie nazionali FILCTEM-CGIL, FLAEI-CISL e UILTEC-UIL hanno avuto un confronto «fortemente voluto» con Enel Green Power lo scorso 17 aprile, dove la geotermia ha rappresentato uno dei temi d’analisi principali: «Un incontro specifico – spiegano i sindacati – per meglio comprendere la volontà aziendale sui possibili sviluppi ed investimenti che si intendono fare in quest’area», anche in relazione a un eventuale scenario legislativo che preveda per la prima volta da parte del Governo nazionale l’abolizione degli incentivi volti a sostenere la produzione di elettricità da geotermia, in quanto fonte rinnovabile.

Come riportano dalla FILCTEM-CGIL dando conto dei risultati dell’incontro, in riferimento allo sviluppo sostenibile del territorio Enel ha sottolineato in particolare l’importanza che la coltivazione della geotermia a fini elettrici già oggi ricopre localmente in Toscana, anche in termini di impatti indiretti: i progetti di teleriscaldamento, la fornitura di calore a 5 complessi serricoli, la Comunità del Cibo ed Energie Rinnovabili – nata nel 2009 su impulso di CoSviG, Slow Food Toscana, Fondazione Slow Food per la Biodiversità – e il teleriscaldamento per piccole e medie imprese, oltre che per attività turistiche e ricettive, rientrano tutti in quest’ambito.

Per quanto riguarda invece gli investimenti Enel in programma sul territorio, sono due i macrosettori affrontati: come riassume il sindacato da una parte «i costi di esercizio degli impianti cresceranno di circa 2,1 milioni di euro a cui si aggiungono più consistenti investimenti di sviluppo per circa 38 milioni di euro destinati a ripotenziamenti, rinnovamenti e nuovi pozzi», dall’altra «nelle perforazioni è previsto un progetto di recupero potenza attraverso un miglior sfruttamento dei campi, con investimenti nel triennio 2019 – 2021 pari a circa 100 milioni di euro per la realizzazione di 11 pozzi che sommati alle attività già previste e in fase di completamento garantiscono la piena operatività dei tre equipaggi di perforazione».

Affrontando le criticità aperte sul fronte regolatorio, Enel Green Power non si è soffermata soltanto sul tema degli incentivi ma ha evidenziato quattro punti di attenzione: la scadenza delle concessioni minerarie al 2024, rispetto alla quale non è stato emanato un decreto che definisca le modalità di gara; la legge regionale che introduce nuovi obblighi per lo sviluppo del settore; il decreto FER1 che non prevede forme di incentivazione per la produzione di elettricità da geotermia, e il prossimo decreto FER2 in merito al quale non c’è ancora nessuna notizia certa nonostante dal ministero dello Sviluppo economico a partire dall’incontro avvenuto coi sindaci geotermici lo scorso 27 marzo.

«L’illustrazione – riportano dal sindacato – si è concentrata sui primi due aspetti, tra loro strettamente collegati sui quali l’azienda lavorerà (in continuità con quanto fatto fino ad oggi) per presentarsi alla scadenza del 2024 come il miglior operatore in grado di cogliere gli obiettivi previsti dalla normativa regionale di miglioramento della qualità ambientale, ricadute socio economiche e occupazionali ed inserimenti paesaggistici adeguati».

In merito al contesto regolatorio nazionale, invece, la società ha precisato che ha precisato che «nonostante gli impegni politici internazionali nella direzione della tutela ambientale, l’attuale sistema di produzione non può prescindere dall’incentivazione di qualsiasi fonte energetica rinnovabile il cui utilizzo futuro è direttamente legato alle ingenti risorse economiche necessarie alla ricerca e sviluppo odierno delle migliori e più innovative tecnologie. In questo panorama la geotermia non rappresenta un’eccezione, e gli effetti di medio-lungo periodo dell’esclusione dagli incentivi non tarderebbero a manifestarsi, bloccando di fatto lo studio e la realizzazione anche dei cosiddetti sistemi a ciclo chiuso».

Un quadro nazionale di grave incertezza confermato dall’opinione del sindacato in materia: «Riteniamo che in mancanza di una correzione di rotta rispetto al testo FER1 gli effetti deleteri potrebbero manifestarsi in tempi più rapidi di quanto ritiene l’azienda, in particolare da un punto di osservazione diverso dalle sole considerazioni economiche sul ritorno degli investimenti. Per quanto attiene il sistema regolatorio – concludono dunque dalla FILCTEM-CGIL – continueremo a portare avanti la nostra battaglia a favore degli incentivi alla geotermia».