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Dai big europei dell’energia ancora invettive contro le rinnovabili

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Continua la pressione su Bruxelles della lobby delle dieci maggiori compagnie energetiche per frenare le energie rinnovabili e per ridurre i sussidi ad esse destinati

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Il primo passo era stato un documento presentato a settembre alla Commissione Industria europea dall’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, a nome di nove compagnie energetiche, per chiedere di abolire gli incentivi alle energie rinnovabili. Adesso le compagnie elettriche che assieme controllano metà della potenza elettrica europea, sono diventate dieci e in una conferenza stampa organizzata a Bruxelles, pochi giorni fa, hanno reiterato la loro proposta.
Un gruppo informale definito "il gruppo Magritte" (dal nome dell’artista surrealista cui è dedicato il museo in cui si sono riuniti la prima volta) e che rappresenta le maggiori utility del settore energetico: Enel ed Eni, la francese GDF Suez, le tedesche E.ON e RWE, la svedese Vattenfall e la spagnola Iberdrola.
La colpa delle energie rinnovabili, secondo il gruppo Magritte, è quella di essere oggetto di “incentivi eccessivamente generosi” che hanno portato a installare nuova potenza  eolica e fotovoltaica; che godono di priorità di dispacciamento, determinano un eccesso di capacità e che gravano – secondo il loro punto di vista- in maniera eccessiva sulle bollette dei consumatori.
A causa del prevalere di politiche nazionali e di un mercato unico di fatto incompiuto, ha spiegato alla conferenza, Gerard Mestrallet, CEO di GDF Suez – i prezzi dell’energia «sono aumentati del 17% per i consumatori e del 21% per l’industria negli ultimi 4 anni».
«In altri settori come siderurgia, automotive e raffinazione –ha continuato Mestrallet- quando c’era overcapacity si toglieva capacità produttiva. Invece nel settore energetico abbiamo incentivato massicciamente nuova potenza da solare ed eolico che ci ha portato nella situazione assurda in cui siamo oggi».
Gli industriali chiedono dunque di tagliare i sussidi alle rinnovabili colpevoli di aggiungere potenza a sistemi elettrici già in sovracapacità e chiedono che sia riconosciuta in termini economici  anche  la potenza flessibile che tengono in stand by, ma che può servire a compensare la fluttazione della produzione elettrica da rinnovabili, come eolico e fotovoltaico.
«Gli interventi e i sussidi a favore delle energie rinnovabili –ha dichiarato Johannes Teyssen, Amministratore delegato di E.On- hanno raggiunto livelli intollerabili. Questa industria è oggi il figlio maggiore, non è più un bambino. E non ha bisogno di essere nutrita. Ha bisogno di essere integrata su più ampia scala».
Ciò che non dicono le compagnie energetiche del gruppo Magritte è che loro hanno continuato a investire in nuova potenza termoelettrica anche quando erano già stati stabiliti a livello europeo i target da raggiungere sull’energia rinnovabile, e pur essendo consapevoli che anche senza rinnovabili, di potenza elettrica ce n’era già abbastanza.
Era Assoelettrica, infatti, a scrivere in un documento del 2006, che la potenza termoelettrica realizzata o in fase di realizzazione in Italia garantiva “un adeguato margine di riserva”;   nonostante ciò dal 2006 al 2011 si sono realizzate ugualmente altre diverse migliaia di MW di potenza elettrica tradizionale.
L’altra cosa che non dicono riguardo al peso degli incentivi alle rinnovabili sulla bolletta energetica, è il fatto che nella componente A3 della bolletta –che ha un costo totale di 12 miliardi di euro l’anno-  assieme ai sussidi per le energie rinnovabili sono compresi anche costi che non hanno nulla a che fare con esse ( Iva, oneri per la dismissione del nucleare, contributi per le piccole isole, sconti per le ferrovie…) e che pesano per almeno 3 miliardi di euro.