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Cosa succede all’energia geotermica in Italia?

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Non è chiaro cosa stia realmente succedendo in Toscana sulla geotermia.

Fonte: EnerBlog.it

Autore: Valter Cirillo

Com’è noto la Toscana è una delle regioni con maggiore concentrazione al mondo di energia geotermica, con la quale viene soddisfatto il 26% dell’intera domanda elettrica regionale. Un record mondiale, appunto, per una tecnologia che proprio qui è stata inventata (nel 1904 a Larderello), per poi diffondersi lentamente nel resto del mondo.
Quando si dice che l’Italia è una dei maggiori produttori di energia geotermica al mondo, in realtà si sta dicendo che lo è la Toscana, dove sono concentrate tutte le centrali geotermiche italiane (32, tutte gestite da Enel, per una potenza efficiente di circa 790 MW), che sono anche tutte quelle europee (a parte il caso dell’Islanda, che è praticamente un’isola geotermica).

Perché solo in Toscana? Per il banale motivo che solo qui ci sono zone che nel sottosuolo hanno anomalie termiche idonee alla tradizionale generazione di elettricità geotermica: nel resto d’Italia e d’Europa no.

In verità anche nel resto del mondo le caratteristiche geotermiche che si riscontrano a Larderello e dintorni non abbondano. Ce ne sono anche di migliori, certo, ma complessivamente sono poche, e per lo più in zone isolate e quindi poco sfruttate.
Per questo motivo la generazione elettrica da energia geotermica è poco sviluppata, pur essendo una tecnologia ormai più che centenaria e molto affidabile. A metà del 2014 nel mondo erano installati appena 12.000 MW geotermoelettrici. Una potenza – tanto per capire – che equivale più o meno a quella fotovoltaica installata solo in Italia in soli due anni, 2011 e 2012.

 

Energia geotermica innovativa: una grande opportunità per l’Italia

 

Il punto è che fin qui abbiamo parlato della tecnologia tradizionale, che necessita di fluidi ad alta pressione e temperatura (circa 300 °C).
Da alcuni anni si stanno però sviluppando nuove tecnologie che permettono di generare elettricità con fluidi di temperatura molto più bassa, anche inferiore ai 100 °C. E qui le cose cambiano radicalmente, perché si tratta di acque calde (già usatissime per usi idrotermali) che sono diffuse in moltissimi Paesi. Si fa appunto riferimento a queste nuove tecnologie quando si parla di puntare sulla geotermia, di consentire a questa fonte rinnovabile di contribuire in modo sostanziale ai consumi energetici. Tecnologie di cui in vari Paesi sono già in servizio numerosi impianti più o meno dimostrativi, e che nel giro di pochi anni dovrebbero essere disponibili non solo per la generazione elettrica (sia di potenza, sia diffusa), ma anche per usi abitativi e commerciali.

Il paradosso che stiamo vivendo è che l’Italia è il Paese dove la geotermia è nata e si è sviluppata fino al punto di raggiungere una vera e propria leadership tecnologica di livello mondiale.
Questo è finora avvenuto grazie soprattutto alla innovazione di Enel. Ora però stanno entrando in campo anche altre imprese, e non poche: sono almeno una quindicina solo quelle raccolte intorno alla rete di imprese denominata Rete Geotermica.
Inoltre si sta parlando esattamente del tipo di tecnologia rinnovabile che l’Italia dovrebbe fortemente impegnarsi a sviluppare: non costosissima energia prodotta da impianti fotovoltaici fabbricati in Cina o in Germania e che portano profitto solo a imprese cinesi e tedesche, ma tecnologie sviluppate nel nostro Paese, sulle quali è possibile creare un filone industriale in grado di esportare impianti grandi e piccoli che possono generare elettricità, ma anche fornire calore invernale e raffrescamento estivo. Insomma, proprio quello che si predica e che auspica da decenni. Anche perché i nuovi impianti binari sono a ciclo chiuso, cioè senza significative emissioni di gas o di acqua all’esterno.

Desta dunque qualche perplessità il provvedimento presentato ieri dalla Regione Toscana e ora in corso di approvazione, che prevede una moratoria su procedure e permessi di ricerca geotermici. Non perché si ritiene possibile un blocco delle attività (non solo per motivi storici: c’è una montagna di documenti e buoni propositi recenti della Giunta Toscana a favore della geotermia) ma perché sembra che i punti controversi riguardano proprio i nuovi impianti a ciclo binario. Che non sono come i vecchi impianti di Larderello: fascinosi, fotografatissimi dai turisti, ma dall’impatto ambientale sicuramente significativo. In questo caso no. Certo, un minimo impatto sul territorio c’è, come per ogni attività industriale, ma in questo caso, confrontati con quelli classici di Larderello, si buon ben dire che gli impianti a ciclo binario hanno un impatto visivo davvero modesto (paragonabile a un grosso capannone agricolo) e non hanno emissioni né di vapori né di odori.

Diciamolo chiaramente. Si leggono dichiarazioni di ambientalisti (e purtroppo anche di seri e noti personaggi pubblici e della cultura) che sono deliranti e disinformate. Del tipo: «nella geotermia non c’è futuro», «la geotermia toscana finora ha portato solo danni ambientali, alla salute e all’economia», che vengono anche giustificate da pseudo informazioni parziali e ideologiche.
È dunque davvero importante, e non riguarda solo la Toscana, che qualcuno (magari un toscano doc, magari un sindaco toscano, magari addirittura un ex sindaco toscano) cominci a porsi il problema di come mettere un freno all’individualismo esasperato di gruppi di persone e di comitati locali  che hanno il potere e i mezzi – grazie alla complice inerzia della politica – di fermare ogni sviluppo tecnologico del Paese. Anche nel caso che vada nella direzione da sempre auspicata (a parole) da quegli stessi ambientalisti, oltreché da tutti coloro che hanno a cuore il futuro di questo Paese.

– See more at: http://www.enerblog.it/energia-geotermica-toscana-150116/#sthash.3oE3lHDN.dpuf

Com’è noto la Toscana è una delle regioni con maggiore concentrazione al mondo di energia geotermica, con la quale viene soddisfatto il 26% dell’intera domanda elettrica regionale. Un record mondiale, appunto, per una tecnologia che proprio qui è stata inventata (nel 1904 a Larderello), per poi diffondersi lentamente nel resto del mondo.
Quando si dice che l’Italia è una dei maggiori produttori di energia geotermica al mondo, in realtà si sta dicendo che lo è la Toscana, dove sono concentrate tutte le centrali geotermiche italiane (32, tutte gestite da Enel, per una potenza efficiente di circa 790 MW), che sono anche tutte quelle europee (a parte il caso dell’Islanda, che è praticamente un’isola geotermica).

Perché solo in Toscana? Per il banale motivo che solo qui ci sono zone che nel sottosuolo hanno anomalie termiche idonee alla tradizionale generazione di elettricità geotermica: nel resto d’Italia e d’Europa no.

In verità anche nel resto del mondo le caratteristiche geotermiche che si riscontrano a Larderello e dintorni non abbondano. Ce ne sono anche di migliori, certo, ma complessivamente sono poche, e per lo più in zone isolate e quindi poco sfruttate.
Per questo motivo la generazione elettrica da energia geotermica è poco sviluppata, pur essendo una tecnologia ormai più che centenaria e molto affidabile. A metà del 2014 nel mondo erano installati appena 12.000 MW geotermoelettrici. Una potenza – tanto per capire – che equivale più o meno a quella fotovoltaica installata solo in Italia in soli due anni, 2011 e 2012.

 

Energia geotermica innovativa: una grande opportunità per l’Italia

 Il punto è che fin qui abbiamo parlato della tecnologia tradizionale, che necessita di fluidi ad alta pressione e temperatura (circa 300 °C).
Da alcuni anni si stanno però sviluppando nuove tecnologie che permettono di generare elettricità con fluidi di temperatura molto più bassa, anche inferiore ai 100 °C. E qui le cose cambiano radicalmente, perché si tratta di acque calde (già usatissime per usi idrotermali) che sono diffuse in moltissimi Paesi. Si fa appunto riferimento a queste nuove tecnologie quando si parla di puntare sulla geotermia, di consentire a questa fonte rinnovabile di contribuire in modo sostanziale ai consumi energetici. Tecnologie di cui in vari Paesi sono già in servizio numerosi impianti più o meno dimostrativi, e che nel giro di pochi anni dovrebbero essere disponibili non solo per la generazione elettrica (sia di potenza, sia diffusa), ma anche per usi abitativi e commerciali.

Il paradosso che stiamo vivendo è che l’Italia è il Paese dove la geotermia è nata e si è sviluppata fino al punto di raggiungere una vera e propria leadership tecnologica di livello mondiale.
Questo è finora avvenuto grazie soprattutto alla innovazione di Enel. Ora però stanno entrando in campo anche altre imprese, e non poche: sono almeno una quindicina solo quelle raccolte intorno alla rete di imprese denominata Rete Geotermica.
Inoltre si sta parlando esattamente del tipo di tecnologia rinnovabile che l’Italia dovrebbe fortemente impegnarsi a sviluppare: non costosissima energia prodotta da impianti fotovoltaici fabbricati in Cina o in Germania e che portano profitto solo a imprese cinesi e tedesche, ma tecnologie sviluppate nel nostro Paese, sulle quali è possibile creare un filone industriale in grado di esportare impianti grandi e piccoli che possono generare elettricità, ma anche fornire calore invernale e raffrescamento estivo. Insomma, proprio quello che si predica e che auspica da decenni. Anche perché i nuovi impianti binari sono a ciclo chiuso, cioè senza significative emissioni di gas o di acqua all’esterno.

Desta dunque qualche perplessità il provvedimento presentato ieri dalla Regione Toscana e ora in corso di approvazione, che prevede una moratoria su procedure e permessi di ricerca geotermici. Non perché si ritiene possibile un blocco delle attività (non solo per motivi storici: c’è una montagna di documenti e buoni propositi recenti della Giunta Toscana a favore della geotermia) ma perché sembra che i punti controversi riguardano proprio i nuovi impianti a ciclo binario. Che non sono come i vecchi impianti di Larderello: fascinosi, fotografatissimi dai turisti, ma dall’impatto ambientale sicuramente significativo. In questo caso no. Certo, un minimo impatto sul territorio c’è, come per ogni attività industriale, ma in questo caso, confrontati con quelli classici di Larderello, si buon ben dire che gli impianti a ciclo binario hanno un impatto visivo davvero modesto (paragonabile a un grosso capannone agricolo) e non hanno emissioni né di vapori né di odori.

Diciamolo chiaramente. Si leggono dichiarazioni di ambientalisti (e purtroppo anche di seri e noti personaggi pubblici e della cultura) che sono deliranti e disinformate. Del tipo: «nella geotermia non c’è futuro», «la geotermia toscana finora ha portato solo danni ambientali, alla salute e all’economia», che vengono anche giustificate da pseudo informazioni parziali e ideologiche.
È dunque davvero importante, e non riguarda solo la Toscana, che qualcuno (magari un toscano doc, magari un sindaco toscano, magari addirittura un ex sindaco toscano) cominci a porsi il problema di come mettere un freno all’individualismo esasperato di gruppi di persone e di comitati locali  che hanno il potere e i mezzi – grazie alla complice inerzia della politica – di fermare ogni sviluppo tecnologico del Paese. Anche nel caso che vada nella direzione da sempre auspicata (a parole) da quegli stessi ambientalisti, oltreché da tutti coloro che hanno a cuore il futuro di questo Paese.