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CLIMA: INGV, STOCCAGGIO GEOLOGICO E TRASPORTO CO2 SOLO IN MANO A STATO

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”Per i primi 20-30 anni di mercato, tutto cio’ che e’ trasporto e stoccaggio geologico di CO2 sia gestito e monitorato dallo Stato. Ai privati solo l’onere della cattura e semmai delle infrastrutture in superficie. Solo dopo, avvio al mercato del sottosuolo per queste nuove tecnologie”.

Fonte: Asca.it

Autore: Asca.it

E’ la proposta dell’Istituto nazionale di
Geofisica e Vulcanologia illustrata nel corso della tavola
rotonda intitolata: ”Sviluppo della Cattura e Stoccaggio
della CO2 in Italia e politiche pubbliche: come favorire la
nascita del mercato”, che la ”Fondazione Bellona Europa”,
in collaborazione con la ”Fondazione per lo Sviluppo
Sostenibile”, ha organizzato a conclusione della tre giorni
della CCS Expo, con la partecipazione di rappresentanti del
Ministero dell’Ambiente, politici (PD Della Seta, favorevole
alla ricerca & sviluppo delle tecnologie CCS) ed esponenti di
aziende e di enti di ricerca nazionali, in primis presenti
l’INGV e l’ ENEA.
Al centro del dibattito, le possibili opzioni per favorire il
raggiungimento della ”fase commerciale” della tecnologia di
cattura e di stoccaggio della CO2 (CO2 Capture & Storage –
CCS).
Tutti ormai sono d’accordo che tra le numerose possibili
azioni da finanziare pubblicamente per ridurre le emissioni
di gas clima-alteranti c’e’ anche la CCS, ovvero un
complesso sistema che prevede la cattura, il trasporto e lo
stoccaggio della CO2 emessa da centrali termoelettriche,
industrie di cemento, raffinerie, termovalorizzatori, ecc.
Fino a poco tempo fa l’Italia sembrava far parte dei Paesi UE
meno attivi nell’avviare una seria politica di lotta al
cambiamento climatico, ma il G8 sull’Energia del 24 maggio
scorso a Roma e soprattutto il summit de L’Aquila, hanno
rimesso l’Italia al centro del dibattito. Inoltre l’Italia
aveva recentemente siglato con gli Stati Uniti un accordo di
partenariato per la ricerca in questo settore ; ma e’
soprattutto con la Legge n.99 del 23 luglio 2009 che l’Italia
ha individuato nella CCS uno degli ambiti prioritari di
ricerca e sviluppo nel campo energetico, prevedendo anche il
finanziamento di progetti a carattere dimostrativo (cioe’ di
impianti della potenza produttiva di ca. 300 MW).
”Questo principio – ha specificato il presidente
dell’INGV Enzo Boschi – dovrebbe essere valido non solo per
lo stoccaggio di CO2, ma anche per quello delle scorie
nucleari, gas naturale e geotermia profonda a bassa
entalpia”.
In particolare l’INGV intravede, nell’affidare ai privati il
complesso sistema del sottosuolo post-2010, alias un
articolato sistema di stoccaggi di CO2, gas naturale (riserve
strategiche), stoccaggio profondo geologico scorie nucleari e
geotermia a bassa entalpia, un grande rischio, almeno per i
prossimi 20-30 anni. Forse solo lo stoccaggio di gas
naturale, quasi completo sul territorio, potrebbe rimanere
totalmente privato (sebbene sempre in concessione, si
intende), ma tutte queste nuove tecnologie quali CCS, il
nuovo trend nucleare e sperimentazioni geotermiche come
”Hot Dry Rocks”, richiedono una delicata gestione della
scelta dei siti del sottosuolo e del monitoraggio geochimico
e geofisico, che praticamente deve rimanere solo pubblico,
considerando che l’INGV ha gia’ molte reti di monitoraggio
sparse sul territorio e gia’ finanziate dal Dipartimento di
Protezione Civile. In questo caso si abbatterebbero
parzialmente i costi di questi stoccaggi con beneficio finale
sulla bolletta elettrica. Ampie collaborazioni di ricerca
pubblica, sarebbero possibili (con CNR, ENEA e piccoli altri
centri e universita’), con nuovi posti di lavoro di elevata
qualificazione.