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Caldo e fresco in casa? In Puglia si potrà fare con la geotermia

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La mappa della risorsa geotermica a basse temperature è stata realizzata dalla Regione Puglia e dal Politecnico di Bari

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Anche in Puglia è arrivata quest’anno l’ondata di gelo siberiano e d’estate si sa, nella regione del tacco d’Italia il caldo non manca.

D’ora in poi però per climatizzare i propri edifici, i pugliesi potranno utilizzare l’energia geotermica a basse temperature o, almeno, le condizioni per farlo ci sono.

Lo certifica una mappa realizzata grazie ad una convenzione tra la Regione Puglia e il Politecnico di Bari da cui emerge che il territorio pugliese possiede un’enorme quantità di risorsa geotermica a temperatura costante e a bassa profondità.

La collaborazione era finalizzata alla conoscenza delle condizioni geologiche e idrogeologiche e delle caratteristiche geotermiche specifiche dei terreni pugliesi anche attraverso l’acquisizione di dati sul "campo".

È la prima volta in assoluto – si legge in una nota dell’Ordine dei geologi- che la Regione Puglia attua un’iniziativa cosi mirata per la geotermia a bassa entalpia.

Una condizione di base che potrà permettere di sviluppare le prospettive di utilizzo della geotermia a basse temperature e quindi di ampliare lo spettro delle risorse rinnovabili disponibili.

Le zone più “ricche” da questo punto di vista sono il promontorio del Gargano e il Salento ma è l’intero territorio pugliese a dare buoni risultati nella cosiddetta carta della resa termica, costruita mettendo in relazione tutti i dati bibliografici attualmente esistenti.

«L’intero territorio regionale –ha spiegato Alessandro Reina, presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia e docente di Geologia Tecnica presso il Politecnico di Bari– è idoneo per l’utilizzo della geotermia a bassa entalpia. Ci sono rese termiche piuttosto variabili che permettono possibilità di risparmio più o meno alte».

La falda della Regione a poca profondità risulta caratterizzata da una temperatura costante di 17°C, una condizione che consente –nei mesi invernali- di riscaldare un ambiente utilizzando solo una fonte che possa far salire di 3°C la temperatura.

E questa fonte aggiuntiva può essere rappresentata da una qualsiasi altra rinnovabile, come il sole ad esempio.

Con l’impiego di una sonda geotermica il calore della terra viene recuperato e può essere utilizzato oltre che per riscaldare gli edifici durante l’inverno, per rinfrescarli nei mesi estivi con risparmi economici nel corso dell’anno che possono raggiungere addirittura l’80% rispetto all’utilizzo –per le medesime funzioni- di una fonte fossile.

«E’ un argomento –ha detto Vito Uricchio, del Centro nazionale di ricerca (Cnr) sulle acque, commentando i dati- che ha grandi prospettive in questa regione perché può consentire una lunghissima serie di applicazioni, in particolare la climatizzazione degli ambienti residenziali e produttivi. In questo modo è possibile evitare il ricorso a combustibili fossili (e conseguentemente le emissioni di CO2) con effetti positivi sull’ambiente e l’economia».

Secondo Alessandro Reina i principali impieghi di questa risorsa sono da prevedersi nell’uso degli edifici abitativi: «la bassa entalpia –ha spiegato- ha una valenza soprattutto come fattore di risparmio per uso domestico».

A questo punto -ha continuato Uricchio- occorre, però, creare una cultura e cercare di attrarre installatori e professionisti per fare in modo che queste tecnologie possano svilupparsi sempre più».

Le tecnologie già esistono e sono conosciute, trattandosi di sistemi ed impianti su cui vi è un’ottima esperienza nel nostro Paese.

Si parla, infatti, di sonde geotermiche e di pompe di calore, attraverso le quali è possibile agevolare lo scambio termico utilizzando le temperature costanti, di caldaie geotermiche dai costi accessibili, per le quali non occorre fare i controlli annuali di gas di scarico prescritti per legge in quanto non hanno emissioni di Co2.

L’opportunità è data quindi dalla possibilità di sviluppare in Puglia un nuovo settore delle energie rinnovabili che può portare risparmi economici e ambientali e creare nuova occupazione.

Si tratta adesso –secondo i coordinatori del progetto- di superare gli ostacoli burocratici che ne frenano il pieno sviluppo.

Ad ostacolare la diffusione degli impianti con pompa di calore e scambio termico con il terreno –si legge, infatti, nella nota dell’Ordine dei geologi- vi è purtroppo anche l’aspetto burocratico, con un quadro autorizzativo confuso e poco chiaro, diverso molto spesso da provincia a provincia, con un atteggiamento verso questa soluzione tecnologica a volte troppo rigido”.

Ed anche “la legislazione nazionale in tema di impianti geotermici a circuito chiuso accoppiati a pompa di calore -continua la nota- è attualmente molto poco sviluppata e di fatto discende dalla normativa sulla realizzazione di pozzi”.