Dagli impianti di produzione alle case dei consumatori: è questa la traiettoria che l’innovazione energetica sta seguendo nei Paesi più sviluppati e anche in Italia. Ruolo sempre più attivo della domanda, nuove forme di partecipazione al consumo, ma anche alla produzione, e centralità delle applicazioni ICT sono gli stilemi di un futuro sempre più prossimo, che chiama le imprese a rivisitare i propri modelli di business in chiave digitale.
Sono questi i temi affrontati all’interno di Innov-E, il rinnovato Osservatorio sull’Innovazione Energetica di I-Com (Istituto per la Competitività), e discussi oggi alla presenza dei principali operatori del mercato energetico, delle associazioni dei consumatori e delle istituzioni. L’edizione 2015 del rapporto è curata da Antonio Sileo, direttore dell’Osservatorio Innov-E, ed è realizzata con la collaborazione di Axpo, CESI, Edison, ENEL, Engie, E.On, Innowatio e Terna.
“La bidirezionalità è l’innovazione più profonda che il mercato energetico sta attraversando. Lo sviluppo delle rinnovabili ha ormai ridisegnato i contorni del mercato dell’energia, creando centinaia di migliaia di piccoli produttori e gettando le basi anche per un consumo più consapevole, affidato all’innovazione” – rileva Stefano da Empoli, presidente di I-Com – “Per non essere travolte dalle web company, le utility nei prossimi anni dovranno concorrere non solo e non tanto sul prezzo (leva spuntata, visto che gran parte del prezzo si determina al di fuori dei rapporti commerciali con i clienti) ma su servizi sempre più sofisticati, eventualmente non solo energetici”.
Le start-up energetiche – la situazione a maggio 2015
La nascita di nuove imprese innovative è, anche nel settore dell’energia, un termometro attendibile attraverso cui misurare l’auspicata inversione di tendenza in fatto di competitività e sviluppo. Questi, in sintesi, i dati messi a punto da I-Com e aggiornati al 2015:
- A maggio 2015, le start-up energetiche in Italia erano 444, pari all’11,4% delle start-up totali. Nel 2014 erano 368;
- Il Nord Italia ne ospita il maggior numero (59%), anche grazie a un contesto economico più favorevole e alla larga presenza di università e centri di ricerca. Il 22% è ubicato in Centro Italia e il 19% al Sud;
- La prima regione del Sud è la Campania, con 228 start up. La Lombardia è al primo posto della classifica generale con 850. Segue l’Emilia Romagna con 467 unità;
- Il dato sulla presenza pro-capite di nuove imprese mette in luce le province minori: ad esempio, Bergamo accoglie il 5% delle start up energetiche, pur ospitando solo l’1,8% della popolazione nazionale;
- I servizi rappresentano l’ambito di attività più diffuso: l’88% (392 start-up) si occupa di ricerca scientifica e sviluppo;
- Le start-up energetiche dimostrano una capacità di sopravvivenza in linea o di poco inferiore al complesso delle altre start-up: a maggio 2015, il tasso di mortalità si attestava su un 7,5% (9% per le altre). Il tasso di natalità ha registrato picchi fino al 40% per le start-up energetiche attive in ambito industriale. Il settore dei servizi, più popolato in termini assoluti, vede invece la natalità al 20% circa;
- Il Sud presenta una natalità crescente nel tempo: 23,2% nel 2015 vs 16,4% nel 2014;
- Il Centro presenta la natalità più elevata: 30,6% nel 2015 (2,5% nel 2014);
- La dimensione è l’aspetto di maggiore criticità: solo il 30% delle aziende che hanno presentato il bilancio dichiara un fatturato superiore a 100.000 euro. Solo il 2% ha più di 10 addetti (per l’insieme di tutte le start up questo dato è pari al 4%).
Innovazione energetica: il punto di vista degli italiani – sondaggio marzo 2015

Dal sondaggio I-Com, realizzato a marzo 2015 su un campione di 1.021 soggetti, rappresentativo dell’intera popolazione italiana adulta, emergono chiaramente alcuni orientamenti rispetto all’innovazione energetica:
- Tra le filiere tecnologiche sottoposte all’attenzione del campione (energia, sanità, ICT, beni culturali, aerospazio e mobilità), l’energia è il comparto dove l’intervento dello Stato viene indicato come prioritario da un maggior numero di persone (il 36,8%, in aumento rispetto al 32,1% del 2014, al secondo posto le tecnologie della salute con il 34,4%);
- quasi tre persone su quattro (72,6%) ritengono l’energia una delle prime due priorità dove indirizzare i finanziamenti pubblici alla ricerca (contro il 62,7% della sanità e percentuali che per le altre tre filiere tecnologiche non vanno mai oltre il 25%);
- Il 44,9% degli intervistati (contro il 37,7% del 2014) è lo Stato l’organizzazione che più dovrebbe contribuire alla R&S energetica, forse anche per effetto di un maggiore attivismo del Governo attuale su questo fronte;
- Diminuiscono coloro che assegnano alle imprese l’onere del finanziamento della ricerca energetica: dal 18,3% del 2014 al 15,4% del 2015;
- Gli italiani intervistati sono favorevoli all’introduzione di nuove imposte per finanziare l’innovazione energetica, piuttosto che finanziarle attraverso la bolletta: la pensa così il 66,7% del campione (63,7% nel 2014). Un segnale chiaro anche rispetto alla vicenda canone RAI;
- Per il 60,8% le rinnovabili sono la tecnologia innovativa da promuovere con più forza. La pensa così soprattutto la popolazione over-65 (71,5%);
- Tra gli scenari tecnologici proposti da qui a 10 anni, quelli ritenuti probabili o molto probabili sono la domotica (l’80,9% ritiene che sarà possibile ottimizzare realmente i consumi domestici tramite app, smartphone e tablet), il modello prosumer (per il 61,3% consumeremo soprattutto l’energia che autoprodurremo) e la mobilità elettrica (il 58,3% prevede che acquisteremo soprattutto veicoli elettrici). Il 55,4% non ha invece fiducia nella sharing mobility e crede che da qui a 10 anni continueremo a spostarci con mezzi di proprietà;
- Più ottimismo sulle prospettive tecnologiche degli usi energetici tra le donne e nella ripartizione geografica Sud e Isole.
Brevetti nel settore della mobilità sostenibile – dati 2013 e preliminari 2014
All’interno del Rapporto, anche una analisi dei dati più aggiornati sui brevetti nel campo della mobilità sostenibile:
- In questo settore, l’Italia produce un numero di brevetti molto contenuto, rispetto agli altri paesi (22 nel 2013)
- Energy Storage (10 brevetti) e veicoli ibridi (8) sono le tecnologie più presenti. Settori come fuel cell e idrogeno non raccolgono alcun brevetto;
- La classifica generale 2013 è dominata dal Giappone (2.799), seguita da USA (1.726) e Germania (1.515). L’Italia si classifica ottava, dopo la Cina;
- A livello mondiale, l’energy storage presenta il maggior numero di richieste di brevetto (6.637 nel 2013);
- I dati provvisori 2014 segnano per l’Italia un’inversione di tendenza rispetto al 2013, con il sorpasso dei brevetti per i veicoli ibridi (60%) sull’energy storage (40%). Quest’ultimo settore, infatti, catalizzava nel 2013 il 45 % delle attività innovative;
- Nel 2014, l’attività brevettuale italiana si concentra in sole 4 regioni: Emilia Romagna (33%, con focus su energy storage), Lombardia (33%), Piemonte (17%, con focus su veicoli ibridi) e Toscana (17%).
Dal Consumer al Prosumer: non più semplici consumatori ma soggetti attivi, a volte anche produttori
I-Com rileva come il contesto attuale – caratterizzato da bassa domanda e dalla diffusione crescente di fonti di produzione spesso rinnovabili sparse sul territorio – stia determinando un profondo cambiamento anche nei desideri e nei comportamenti dei consumatori. Secondo il rapporto, emergono diversi nuovi trend,quali:
- Forme di consumo condiviso: dai gruppi di acquisto alle energy community, i consumatori scelgono di mettersi insieme per spuntare condizioni più vantaggiose sul mercato;
- Equity crowdfunding: in Italia è ancora agli inizi, ma esistono già 2 piattaforme dedicate al settore energia. Le potenzialità sono interessanti soprattutto per le start-up: il consumatore finanzia e diventa socio, l’azienda raccoglie capitali a costi ridotti e al contempo aumenta le ricadute economiche sul territorio, innescando processi partecipativi;
- Le utility sono destinate a trasformarsi da (semplici) fornitori di energia a (strutturati) provider di un ventaglio di servizi a crescente valore aggiunto. L’energia diventa così un piattaforma attraverso cui passano prodotti diversi, accessibili tramite App, comunicati attraverso i social network e fruibili anche attraverso iniziative di gamification (es. App per la promozione di efficienza energetica, legate a competizioni tra clienti).
“Le innovazioni sia nella produzione di energia che nel consumo sono, in tutti casi, sempre più interrelate con la difesa degli ecosistemi, il contrasto dell’inquinamento e la lotta al riscaldamento climatico” – osserva Antonio Sileo, direttore Osservatorio Innov-E – “Temi che saranno al centro della Conferenza sul clima di Parigi 2015 e che sono ormai di diretto interesse dei non addetti ai lavori, oltre che di voci tanto autorevoli quanto ascoltate come quella di Papa Francesco”.
Fonte: I-Com, Istituto per la Competitività
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Dagli impianti di produzione alle case dei consumatori: è questa la traiettoria che l’innovazione energetica sta seguendo nei Paesi più sviluppati e anche in Italia. Ruolo sempre più attivo della domanda, nuove forme di partecipazione al consumo, ma anche alla produzione, e centralità delle applicazioni ICT sono gli stilemi di un futuro sempre più prossimo, che chiama le imprese a rivisitare i propri modelli di business in chiave digitale.
Sono questi i temi affrontati all’interno di Innov-E, il rinnovato Osservatorio sull’Innovazione Energetica di I-Com (Istituto per la Competitività), e discussi oggi alla presenza dei principali operatori del mercato energetico, delle associazioni dei consumatori e delle istituzioni. L’edizione 2015 del rapporto è curata da Antonio Sileo, direttore dell’Osservatorio Innov-E, ed è realizzata con la collaborazione di Axpo, CESI, Edison, ENEL, Engie, E.On, Innowatio e Terna.
“La bidirezionalità è l’innovazione più profonda che il mercato energetico sta attraversando. Lo sviluppo delle rinnovabili ha ormai ridisegnato i contorni del mercato dell’energia, creando centinaia di migliaia di piccoli produttori e gettando le basi anche per un consumo più consapevole, affidato all’innovazione” – rileva Stefano da Empoli, presidente di I-Com – “Per non essere travolte dalle web company, le utility nei prossimi anni dovranno concorrere non solo e non tanto sul prezzo (leva spuntata, visto che gran parte del prezzo si determina al di fuori dei rapporti commerciali con i clienti) ma su servizi sempre più sofisticati, eventualmente non solo energetici”.
Le start-up energetiche – la situazione a maggio 2015
La nascita di nuove imprese innovative è, anche nel settore dell’energia, un termometro attendibile attraverso cui misurare l’auspicata inversione di tendenza in fatto di competitività e sviluppo. Questi, in sintesi, i dati messi a punto da I-Com e aggiornati al 2015:
A maggio 2015, le start-up energetiche in Italia erano 444, pari all’11,4% delle start-up totali. Nel 2014 erano 368;
Il Nord Italia ne ospita il maggior numero (59%), anche grazie a un contesto economico più favorevole e alla larga presenza di università e centri di ricerca. Il 22% è ubicato in Centro Italia e il 19% al Sud;
La prima regione del Sud è la Campania, con 228 start up. La Lombardia è al primo posto della classifica generale con 850. Segue l’Emilia Romagna con 467 unità;
Il dato sulla presenza pro-capite di nuove imprese mette in luce le province minori: ad esempio, Bergamo accoglie il 5% delle start up energetiche, pur ospitando solo l’1,8% della popolazione nazionale;
I servizi rappresentano l’ambito di attività più diffuso: l’88% (392 start-up) si occupa di ricerca scientifica e sviluppo;
Le start-up energetiche dimostrano una capacità di sopravvivenza in linea o di poco inferiore al complesso delle altre start-up: a maggio 2015, il tasso di mortalità si attestava su un 7,5% (9% per le altre). Il tasso di natalità ha registrato picchi fino al 40% per le start-up energetiche attive in ambito industriale. Il settore dei servizi, più popolato in termini assoluti, vede invece la natalità al 20% circa;
Il Sud presenta una natalità crescente nel tempo: 23,2% nel 2015 vs 16,4% nel 2014;
Il Centro presenta la natalità più elevata: 30,6% nel 2015 (2,5% nel 2014);
La dimensione è l’aspetto di maggiore criticità: solo il 30% delle aziende che hanno presentato il bilancio dichiara un fatturato superiore a 100.000 euro. Solo il 2% ha più di 10 addetti (per l’insieme di tutte le start up questo dato è pari al 4%).
Innovazione energetica: il punto di vista degli italiani – sondaggio marzo 2015
Dal sondaggio I-Com, realizzato a marzo 2015 su un campione di 1.021 soggetti, rappresentativo dell’intera popolazione italiana adulta, emergono chiaramente alcuni orientamenti rispetto all’innovazione energetica:
Tra le filiere tecnologiche sottoposte all’attenzione del campione (energia, sanità, ICT, beni culturali, aerospazio e mobilità), l’energia è il comparto dove l’intervento dello Stato viene indicato come prioritario da un maggior numero di persone (il 36,8%, in aumento rispetto al 32,1% del 2014, al secondo posto le tecnologie della salute con il 34,4%);
quasi tre persone su quattro (72,6%) ritengono l’energia una delle prime due priorità dove indirizzare i finanziamenti pubblici alla ricerca (contro il 62,7% della sanità e percentuali che per le altre tre filiere tecnologiche non vanno mai oltre il 25%);
Il 44,9% degli intervistati (contro il 37,7% del 2014) è lo Stato l’organizzazione che più dovrebbe contribuire alla R&S energetica, forse anche per effetto di un maggiore attivismo del Governo attuale su questo fronte;
Diminuiscono coloro che assegnano alle imprese l’onere del finanziamento della ricerca energetica: dal 18,3% del 2014 al 15,4% del 2015;
Gli italiani intervistati sono favorevoli all’introduzione di nuove imposte per finanziare l’innovazione energetica, piuttosto che finanziarle attraverso la bolletta: la pensa così il 66,7% del campione (63,7% nel 2014). Un segnale chiaro anche rispetto alla vicenda canone RAI;
Per il 60,8% le rinnovabili sono la tecnologia innovativa da promuovere con più forza. La pensa così soprattutto la popolazione over-65 (71,5%);
Tra gli scenari tecnologici proposti da qui a 10 anni, quelli ritenuti probabili o molto probabili sono la domotica (l’80,9% ritiene che sarà possibile ottimizzare realmente i consumi domestici tramite app, smartphone e tablet), il modello prosumer (per il 61,3% consumeremo soprattutto l’energia che autoprodurremo) e la mobilità elettrica (il 58,3% prevede che acquisteremo soprattutto veicoli elettrici). Il 55,4% non ha invece fiducia nella sharing mobility e crede che da qui a 10 anni continueremo a spostarci con mezzi di proprietà;
Più ottimismo sulle prospettive tecnologiche degli usi energetici tra le donne e nella ripartizione geografica Sud e Isole.
Brevetti nel settore della mobilità sostenibile – dati 2013 e preliminari 2014
All’interno del Rapporto, anche una analisi dei dati più aggiornati sui brevetti nel campo della mobilità sostenibile:
· In questo settore, l’Italia produce un numero di brevetti molto contenuto, rispetto agli altri paesi (22 nel 2013)
· Energy Storage (10 brevetti) e veicoli ibridi (8) sono le tecnologie più presenti. Settori come fuel cell e idrogeno non raccolgono alcun brevetto;
· La classifica generale 2013 è dominata dal Giappone (2.799), seguita da USA (1.726) e Germania (1.515). L’Italia si classifica ottava, dopo la Cina;
· A livello mondiale, l’energy storage presenta il maggior numero di richieste di brevetto (6.637 nel 2013);
· I dati provvisori 2014 segnano per l’Italia un’inversione di tendenza rispetto al 2013, con il sorpasso dei brevetti per i veicoli ibridi (60%) sull’energy storage (40%). Quest’ultimo settore, infatti, catalizzava nel 2013 il 45 % delle attività innovative;
· Nel 2014, l’attività brevettuale italiana si concentra in sole 4 regioni: Emilia Romagna (33%, con focus su energy storage), Lombardia (33%), Piemonte (17%, con focus su veicoli ibridi) e Toscana (17%).
Dal Consumer al Prosumer: non più semplici consumatori ma soggetti attivi, a volte anche produttori
I-Com rileva come il contesto attuale – caratterizzato da bassa domanda e dalla diffusione crescente di fonti di produzione spesso rinnovabili sparse sul territorio – stia determinando un profondo cambiamento anche nei desideri e nei comportamenti dei consumatori. Secondo il rapporto, emergono diversi nuovi trend,quali:
Forme di consumo condiviso: dai gruppi di acquisto alle energy community, i consumatori scelgono di mettersi insieme per spuntare condizioni più vantaggiose sul mercato;
Equity crowdfunding: in Italia è ancora agli inizi, ma esistono già 2 piattaforme dedicate al settore energia. Le potenzialità sono interessanti soprattutto per le start-up: il consumatore finanzia e diventa socio, l’azienda raccoglie capitali a costi ridotti e al contempo aumenta le ricadute economiche sul territorio, innescando processi partecipativi;
Le utility sono destinate a trasformarsi da (semplici) fornitori di energia a (strutturati) provider di un ventaglio di servizi a crescente valore aggiunto. L’energia diventa così un piattaforma attraverso cui passano prodotti diversi, accessibili tramite App, comunicati attraverso i social network e fruibili anche attraverso iniziative di gamification (es. App per la promozione di efficienza energetica, legate a competizioni tra clienti).
“Le innovazioni sia nella produzione di energia che nel consumo sono, in tutti casi, sempre più interrelate con la difesa degli ecosistemi, il contrasto dell’inquinamento e la lotta al riscaldamento climatico” – osserva Antonio Sileo, direttore Osservatorio Innov-E – “Temi che saranno al centro della Conferenza sul clima di Parigi 2015 e che sono ormai di diretto interesse dei non addetti ai lavori, oltre che di voci tanto autorevoli quanto ascoltate come quella di Papa Francesco”.
Fonte: I-Com, Istituto per la Competitività




















