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«Abbassare la bolletta si può»

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Re Rebaudengo: no a un intervento spalma-incentivi retroattivo

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Jacopo Giliberto

L’energia rinnovabile avrà fatto rincarare un po’ le bollette elettriche, ma al tempo stesso ha sforbiciato le quotazioni del chilowattora all’ingrosso da 70-75 euro per mille chilowattora ai 45 euro attuali e basterà aspettare pochi mesi per vedere i ribassi anche nelle tariffe finali. Però non vuole pazientare Agostino Re Rebaudengo, imprenditore torinese dell’energia pulita e presidente dell’Assorinnovabili: devono scendere subito le bollette delle piccole e medie imprese – la categoria di consumatori più salassata – con otto formule (un "ottàlogo") che consentono subito di godere i benefici dei ribassi all’ingrosso. A patto che non si individuino soluzioni emotive che ottengono l’effetto contrario. Per esempio, Re Rebaudengo ha raccolto la preoccupazione di banche italiane e investitori esteri all’idea di una misura "spalma-incentivi" con effetto retroattivo. «Gli investimenti in Italia sarebbero messi in forte difficoltà», osserva.
«Il governo dà all’estero segnali di forte credibilità, e noi imprenditori ce ne accorgiamo. L’Italia, è il messaggio che si sta diffondendo, è un paese solido e sicuro anche dopo anni di crisi economica. Lo vediamo anche da segnali indiretti, come il famoso spread. Le ipotesi di uno spalma-incentivi obbligatorio retroattivo distruggerebbe questa fiducia conquistata con fatica».
Il termine spalma-incentivi è un neologismo piuttosto brutto per definire un’ipotesi su cui lavora il Governo per ridurre le bollette. Poiché una parte delle bollette serve a finanziare gli incentivi alle fonti rinnovabili d’energia, fra gli strumenti allo studio c’è una tariffa incentivante più bassa, ma per una durata più lunga. Un po’ come quando in banca si riduce l’entità delle rate di un prestito impegnativo in cambio di un allungamento del periodo d’impegno. «Sarebbero un disastro, per i settori del futuro, provvedimenti retroattivi che smantellano investimenti già fatti e business plan già operativi», commenta Re Rebaudengo. E propone: «Piuttosto lavoriamo su formule per ridurre i costi. La burocrazia fa impazzire? Allora, incentivi più bassi per chi è disposto al vantaggio di una semplificazione potente degli adempimenti. Oppure strumenti finanziari come la cartolarizzazione». Ma anche la revisione di aspetti tecnici come i servizi di dispacciamento, gli oneri impropri, le convenzioni Cip6. Oppure una fiscalità verde su "chi inquina paga" che, senza aumentare le tasse, le sposti sull’energia meno pulita. «E poi trasferire subito sulle bollette delle Pmi i ribassi che anche le rinnovabili hanno portato sulle quotazioni all’ingrosso», conclude il presidente dell’Assorinnovabili.
Nei fatti, l’aumento dell’offerta sulla Borsa elettrica (è energia pulita il 55% di quella scambiata sul mercato) ha ridotto in un paio d’anni le quotazioni, che costavano più di 70 euro per mille chilowattora e oggi si aggirano sui 45 euro. Il risparmio all’ingrosso è nell’ordine dei 6 miliardi di euro. Ma i consumatori vedono ben poco di questo vantaggio, mentre il peso degli incentivi è cresciuto di circa 4 miliardi.
La Confartigianato ieri osservava che i provvedimenti annunciati dal Governo per ridurre le bollette elettriche delle Pmi avranno un impatto positivo soltanto per meno del 15% delle piccole imprese e degli artigiani. «Una percentuale troppo bassa», protesta il presidente della Confartigianato, Giorgio Merletti. «La soglia di 55 chilowatt di potenza individuata per le imprese che godranno di sconti in bolletta rischia di essere troppo alta».