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5 anni di politiche ambientali della Regione Puglia

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Alla vigilia delle elezioni regionali, un quadro delle politiche e delle iniziative regionali in campo ambientale: energia, rifiuti, smog e mobilità. Intervista di Eco dalle Città ad Antonello Antonicelli, dirigente dell’assessorato all’Ecologia della Regione Puglia. Anche la geotermia tra i progetti

Fonte: EcoDalleCittà.it

Autore: Giuseppe Iasparra

Energia

In questi anni quali sono stati i progressi della Regione Puglia nel campo delle energie rinnovabili? Qual è la potenza installata nel territorio pugliese?

Dal 2006, anno di adozione del piano energetico ambientale regionale, sino ad oggi, sono stati installati più di 1200 MW provenienti da impianti di produzione di energia eolica e 250 MW di energia solare. A questi dati, c’è da aggiungere che la Regione Puglia ha già autorizzato la compatibilità ambientale per altri 2300 MW di energia eolica.

Oltre al sole e al vento, da qualche mese stiamo esplorando nuove forme di energia ed in particolare abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa per l’energia da idrogeno. Il protocollo ha l’obiettivo di studiare la fattibilità di una rete di produzione e distribuzione di idrogeno: pensiamo di avere, per esempio, una stazione di cogenerazione che utilizza metano e solare per produrre e distribuire idrogeno. A breve verrà firmata un’ulteriore convenzione con il Politecnico di Bari per la redazione di uno studio di fattibilità, e quindi un programma attuativo, per l’utilizzo della geotermia ai fini del riscaldamento. Anche se la Puglia sfrutta ancora poco la risorsa geotermica, riteniamo che ci siano le condizioni per farne un uso diffuso per quanto riguarda il riscaldamento delle abitazioni private.

E nel campo dell’efficienza energetica, quali sono state le iniziative?

Anche la Puglia, come altre Regioni italiane, ha adottato una legge regionale per la certificazione energetica degli edifici. Oltre a questo, sono partiti una serie di incentivi economici per chi dimostra il possesso del requisito dell’efficienza energetica. A questo proposito stiamo iniziando a registrare una serie di istanze di soggetti che si stanno adeguando a quanto previsto dalla legge regionale.

Rifiuti

Qual è stata l’evoluzione negli ultimi anni della gestione dei rifiuti solidi urbani in Puglia? Ci sono situazioni che presentano criticità?

La Regione Puglia è commissariata sul tema del rifiuti dal 1996. Nel 2003 è stato approvato un programma regionale di realizzazione di impianti. Nel 2006 sono stati sottoscritti i contratti per la realizzazione e la gestione degli impianti. Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo inaugurato una decina di impianti e ultimo in ordine cronologico (15 marzo 2010) l’impianto di biostabilizzazione di Bari Città. In questi cinque anni sono stati chiusi via via i vecchi impianti di discarica: Nardò, Altamura, Ugento e Conversano. Nel frattempo sono stati aperti nuovi impianti di biostabilizzazione, selezione, produzione di CDR (combustibile da rifiuti) e discariche di servizio soccorso. L’Ato Lecce 2 ha vissuto momenti di criticità connessi alla chiusura della discarica di Nardò, avvenuta nel 2007, perché estremamente vicina ad un ospedale. Nell’Ato Lecce 2, in questi due anni, si è operata una gestione transitoria utilizzando gli impianti e le discariche di rifiuti urbani e speciali già presenti sul territorio. Ad oggi la situazione è in via di completa definizione e la prossima settimana è prevista la conclusione dei lavori dell’impianto di biostabilizzazione di Poggiardo. Ci vorrà, invece, ancora qualche mese per la discarica di servizio ubicata a Corigliano: c’è stato un rallentamento dei lavori a causa della presenza di una falda nelle vicinanze. Prevediamo un rientro definitivo alla gestione ordinaria dei rifiuti nel giugno 2010.

Raccolta differenziata. Qual è la tendenza nel territorio pugliese?

Nel corso di questi anni è aumentata l’attenzione attorno alle raccolte differenziate. Nel 2006 il dato sulla raccolta differenziata era uniformemente distribuito, intorno al 7% su tutti i comuni pugliesi, con pochissime punte di eccellenza. In questi anni sono state messe in campo una serie di iniziative per lo sviluppo delle raccolte differenziate: dalla realizzazione di centri comunali di raccolta, la definizione di protocolli di intesa per lo sviluppo di impianti di compostaggio e finanziamenti ad Ato e Comuni per innovare i servizi di raccolta. Tutto ciò ha determinato un complessivo miglioramento delle percentuali di raccolta differenziata nel territorio pugliese. Oggi sfioriamo il 17% con una situazione disomogenea nel territorio regionale: abbiamo comuni che superano il 30% di raccolta differenziata, anche grossi centri, e molti comuni che sono al di sotto del 10%. Non si tratta più di una media costante sul territorio ma viene fuori un quadro a macchia di leopardo: territori d’eccellenza e territori estremamente critici. Qualche esempio: mi viene subito in mente per la sua portata, per la sua vastità territoriale e il numero di abitanti che ha coinvolto, l’Ato Brindisi 2. Quest’Ato è stato commissariato per mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata a gennaio 2009. Ad aprile 2009 aveva superato il 25% grazie all’affidamento dei servizi di raccolta a nuovi gestori. I Comuni del bacino Brindisi 2 avevano contratti in proroga con servizi di raccolta stradali, le amministrazioni hanno aggiudicato a nuovi gestori il servizio ed hanno iniziato con raccolta porta a porta spinte soprattutto per quanto riguarda la frazione umida: oggi, complessivamente, l’intero territorio è sopra il 30%. E con il rinnovo dei servizi da parte di ulteriori comuni dell’Ato brindisi 2, entro giugno prevediamo che la percentuale di R.D. dovrebbe essere superiore al 40%. Altri esempi virtuosi nei piccoli comuni: Candela (dall’8 al 60%), Manduria, Melpignano ma anche i grandi centri come Bari, (350.000 abitanti) che viaggia sopra il 20% di raccolta differenziata. A Bari, attendiamo l’introduzione della frazione umida in tutta la città: dove è già stato fatto, nei quartieri Japigia e Poggiofranco, la percentuale di R.D. è superiore al 50 per cento. Come si vede, il rinnovo dei servizi è determinante rispetto agli obiettivi di legge.

La Regione Puglia ha anche introdotto una “ecofiscalità” sul pagamento dell’ecotassa, la tassa dovuta per ogni tonnellata di rifiuti conferita in discarica da parte dei Comuni alla Regione Puglia. In precedenza esisteva un criterio per cui tutti pagavano la stessa cifra, 11 euro nel caso di conferimento in discarica, 1,20 euro nel caso di conferimento presso l’impianto. Dal 1 luglio 2009 è stata introdotta la variabilità, da 1 a 15 euro: gli ambiti e i Comuni che chiudono il ciclo dei rifiuti pagano un euro per ogni tonnellata, quelli che si disinteressano e non sono performanti pagano di più.

E per quanto riguarda la riduzione della produzione di rifiuti?

La Regione Puglia ha firmato un protocollo d’intesa con piccola, media e grande distribuzione per la riduzione di produzione di rifiuti. In Puglia, quasi tutti gli ipermercati sono dotati dei dispenser per i detersivi e per generi alimentari come pasta e il latte. Si tratta di una sperimentazione partita sei mesi fa, un comitato sta monitorando l’avanzamento dell’iniziativa e stiamo registrando qual è la connessa riduzione della produzione di rifiuti a cui andiamo incontro. Notiamo, comunque, un notevole gradimento da parte dell’utenza, perché al sentirsi partecipi di percorsi ambientalmente sostenibili, moderni ed avanzati, si associa la riduzione del costo dei detersivi che in periodi di crisi, non è un fattore trascurabile. In tema di riduzione dei rifiuti c’è anche la discussione per il recepimento da parte della Regione Puglia della direttiva europea che mette al bando i sacchetti di plastica non biodegradabili. Un’altra iniziativa che vale la pena ricordare è stato il progetto Ecowarriors.it: un gioco virtuale che è impazzato tra le scuole pugliesi, ma anche in altre scuole italiane, incentrato sulla sensibilizzazione degli istituti scolastici al tema della riduzione e delle raccolte differenziate.

Qualità dell’aria

Taranto. Per il caso Ilva, il 19 dicembre 2008 viene approvata la Legge regionale n.44, per limitare le emissioni di diossina in atmosfera. Come si arriva all’approvazione della legge “anti-diossina”?

Tutto parte nel 2008, dopo una serie di misurazione effettuate dall’Arpa Puglia dal giugno 2007 a febbraio 2008. Da queste misurazioni si apprende di una significativa presenza di diossina nella zona dell’impianto Ilva. La diossina è una sostanza bioaccumulatrice, e sono state riscontrare significative e rilevanti tracce sia nella vegetazione presente nell’intorno sia sugli animali che si cibavano di quella vegetazione. In base a questo, la Regione Puglia decide di intervenire con una legge che mira a salvaguardare e tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente. Abbiamo messo in campo un’azione per provare a limitare l’emissione di diossine da parte di Ilva. La Regione Puglia approva una legge che punta ad ottemperare gli obiettivi previsti dal protocollo di Aarhus e rispetto ai quali, ad oggi, non si riscontrano nella normativa nazionale limiti significativi per le emissioni di diossina. Unica esperienza simile in Italia, è stata intrapresa in Friuli Venezia Giulia per lo stabilimento siderurgico di Servola, tuttavia questo non costituiva precedente valido per l’intero territorio nazionale in quanto non si trattava di un atto normativo bensì di un decreto di autorizzazione lasciato dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Abbiamo così ritenuto opportuno imporre un limite alle emissioni e un sistema di monitoraggio e controllo che consentisse la verifica dei limiti previsti dalla legge regionale. Vengono così fissati, con la Legge regionale del dicembre 2008, i limiti da rispettare per le emissioni di diossina: nel 2009, 2,5 ngTEQ/Nm3 (nanogrammi per sostanza equivalente sul normale metro di diossina) e al 31 dicembre 2010 il limite di 0,4 ngTEQ/Nm3. Successivamente all’entrata in vigore della legge, l’Ilva si è attrezzata con un impianto di additivazione ad urea per controllare e ridurre le emissioni di diossina. Questo ha prodotto significativi miglioramenti sulle emissioni tanto che oggi registriamo, grazie al contributo di Arpa ed Ispra, delle emissioni che sono notevolmente inferiori ai limiti previsti dalla legge regionale.

Oltre a Taranto, qual è la qualità dell’aria nelle aree urbane pugliesi?

Negli altri centri urbani pugliesi registriamo solamente piccoli e sporadici superamenti di Pm10 nella zona di Brindisi ed abbiamo in corso degli accertamenti per verificarne l’origine. Rispetto alla situazione regionale, abbiamo un numero di superamenti inferiore alla norma e sono così rientrate quelle criticità che nel passato avevamo registrato sul territorio.

In tema di inquinamento atmosferico, la Regione Puglia ha finanziato la costituzione di un laboratorio di eccellenza sulla qualità dell’aria che sarà gestito da Arpa Puglia e sarà ubicato a Taranto nei pressi dell’ospedale Testa. Nell’ambito di questa iniziativa sono in corso anche confronti per capire quali sono gli strumenti per monitorare la qualità dell’aria e tutelare la salute dei cittadini.

Mobilità sostenibile. Cos’è stato fatto da parte della Regione in questo campo?

La Regione Puglia ha finanziato una serie di interventi per quanto riguarda la viabilità ciclistica. Diverse decine di milioni di euro sono stati utilizzati per la creazione di percorsi per le due ruote. Ora è in corso una puntuale definizione delle opere realizzate ed abbiamo necessità di mettere in rete tutti i percorsi e renderli visibili ai cittadini pugliesi. Oltre alla viabilità ciclistica, sono state realizzate una serie di iniziative per il potenziamento delle rete ferroviarie, per la realizzazione dei parcheggi di scambio e per il supporto alle amministrazioni comunali per il cambio dei vecchi mezzi pubblici maggiormente inquinanti con mezzi di nuova generazione.