Tiburzi è inquieto. Capo alto, muso allungato, una zampa che accenna a muoversi. Appena appena piega un orecchio quando ci si avvicina. Lo sguardo è fisso sul gregge. «È inquieto perché le pecore sono lontane e lui è preoccupato», dice Mauro.
Il gregge è aggrappato a un pendio a diverse centinaia di metri dal podere, spera in qualche filo d’erba nel pascolo assetato di questa asciutta primavera maremmana. In lontananza, tra poggi e campi pennellati, si intravedono il mare e le isole. Non è un caso che questo podere, qui a Poggio Cavallo, a pochi chilometri a sud di Grosseto, vicino Istia d’Ombrone, si chiami Bellavista.
I fratelli Mauro e Graziano Zambernardi, 56 anni il primo, 57 il secondo, lo guidano dal 1968. Oggi ci lavorano con le mogli, Marilena, sposata con Mauro, e Roberta, moglie di Graziano. Da soli gestiscono 960 capi. Con loro, alla bisogna, vengono a dare una mano i vicini allevatori, come si usa in campagna…(continua)



















